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Da Montella-Capello a Panucci-Spalletti: ecco come Fonseca e Dzeko possono evitare di far male alla Roma

Francesco Balzani

"La fronda nello spogliatoio? Lì sono abituati così. De Rossi e i brasiliani mi hanno messo i bastoni tra le ruote”. Questo il commento a freddo di Zeman qualche anno dopo la burrascosa fine della sua storia con la Roma. Un’avventura che portò i giallorossi in finale di coppa Italia (poi persa con la Lazio da Andreazzoli) ma soprattutto tante, tantissime polemiche. La più eclatante quella con il vicecapitano di allora Daniele De Rossi. Già in estate i due non avevano iniziato col piede giusto visto che Capitan Futuro dichiarò apertamente di preferire Montella. Zeman nel frattempo gli preferiva in più di un’occasione il greco Tachtsidis. Il "crac" avvenne durante una riunione nello spogliatoio quando il centrocampista aveva spiegato come lui e alcuni compagni fossero poco convinti dell'utilità delle doppie sedute di allenamento imposte dal tecnico. La risposta: una sessione tecnica durissima, con addominali e gradoni in serie. Per mandare un messaggio. Lo stesso inviato indirettamente la domenica dopo contro l'Atalanta, prendendo una decisione forte ma utile a dare un segnale a tutta la squadra: "qui sono io che decido, le gerarchie non contano”. E De Rossi rimase fuori. Prima della sfida alla Juve Daniele prese le distanze dalle “crociate” di Sdengo e dopo il match mise in dubbio pubblicamente il gioco del boemo dichiarando inoltre: “Chi parla di scudetto fa il male della Roma”. Ne aveva parlato Zeman.  Il rapporto proseguirà a singhiozzo ma il boemo non mise mai fuori rosa De Rossi. A pagare i cattivi risultati culminati con il discutibile 2-4 col Cagliari fu il tecnico con l’esonero. Ma anche De Rossi avrà modo di piangere il 26 maggio. Insomma una disfatta per tutti.

 LaPresse

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