Roma, il bilancio delle prime 10 di Gasperini: cosa sta funzionando e cosa (ancora) no

Perdere in casa non è mai bello, riuscirci contro il Viktoria Plzen ancora meno. E se è facile scivolare verso il disfattismo alla terza sconfitta di fila in casa (non succedeva dal 2011), si tratta di un trabocchetto in cui non bisogna cadere per il bene della squadra e soprattutto della Roma. Chi immaginava che la transizione da Ranieri a Gasperini, con quasi gli stessi interpreti, fosse roba da poco probabilmente vive in una realtà parallela. Le prime vittorie hanno nascosto i difetti di fabbrica di una rosa buona, ma non certo completa o costruita per le richieste di Gasperini. Ora, però, non è certo tutto da buttare (la Roma è ancora a -2 dal Milan primo) e si tratta di un progetto che avrà bisogno di tempo e fiducia. Sembra un controsenso dopo quello visto giovedì sera, ma la realtà è che il Plzen ha segnato 2 gol su 2 tiri nello specchio e creato solamente 0,16 xG (expected goals) in tutta la partita, il dato più basso concesso dalla Roma in stagione. Non ci sono dubbi che l'errore sia di Ziolkowski, ma i duelli a tutto campo contro gli attaccanti sono un tratto distintivo di Gasperini. Per questo, vincere la battaglia contro il proprio uomo significa spesso vincere anche la partita: servono muscoli, rapidità per seguire il proprio riferimento e una grande concentrazione per 90 minuti. In Serie A, la Roma continua comunque ad essere quella che ha subìto nettamente meno con solo 0,43 gol (in Europa solo l'Arsenal ha fatto meglio) e 2,7 tiri concessi ogni 90'. Anche Mancini chiude tardi, ma giocando a uomo sa che avrebbe lasciato troppo spazio sul dischetto di rigore a Durosinmi perché anche i due mediani (Koné ed El Aynaoui) sono legati al loro uomo. Le squadre di Gasperini hanno subìto sempre molto, perché si tratta di una filosofia rischiosa dove non si fa nemmeno il fuorigioco, ma hanno sempre compensato in attacco segnando moltissimi gol - cosa che la Roma è lontana dal fare... Ha funzionato molto bene nelle prima gare ed è dalla pressione organizzata e feroce che è nato il gol vittoria di Pellegrini nel derby contro la Lazio. Giocare e impostare dal basso contro la Roma continua ad essere molto complicato per chiunque, ma nelle ultime gare (soprattutto in Europa) gli avversari dei giallorossi hanno affrontato la formazione di Gasperini lanciando lungo per i loro attaccanti, vanificando la pressione e mettendo in difficoltà la linea difensiva con un solo passaggio. La Roma è ancora prima in Europa per intensità di pressing (7,2 PPDA) ma sembra che le squadre abbiano meno difficoltà a superare l'aggressione alta dei giallorossi lanciando lungo per evitare passaggi rischiosi. In ogni caso, c'è bisogno di sfruttare meglio le occasioni che si creano una volta riconquistato il pallone, per saltare una fase di possesso che fin dalla prima giornata ha faticato a creare palle gol con costanza. Forse il problema più grande che ha caratterizzato tutte e 3 le ultime sconfitte casalinghe: quando l'azione inizia da Svilar, la Roma non riesce a risalire il campo con qualità e combinazioni giuste. Soprattutto Lille e Viktoria Plzen hanno aggredito i giallorossi a uomo con grande intensità e la squadra non è riuscita ad arrivare in zona pericolosa nemmeno lanciando lungo per Dovbyk. Ed è proprio da qui che nascono i gol di Haraldsson (Tsimikas commette un errore grave, ma in ogni caso non avrebbe avuto altre soluzioni oltre al lancio lungo) e di Souaré (con Wesley che rilancia senza troppa convinzione verso il centro del campo). Quando le squadre prendono la Roma a uomo (proprio come fa Gasp) c'è un disperato bisogno di un riferimento offensivo che possa ricevere il pallone lungo nel buco lasciato a centrocampo. Ferguson aveva fatto molto bene nelle prime due di campionato contro Bologna e Pisa permettendo ai giallorossi di avere sempre una soluzione avanzata - che nelle ultime partite non c'è stata. Gasperini è stato quasi costretto a provare altre soluzioni, come Dybala falso nove contro Torino e Inter, e dovrà continuarlo a fare visto il periodo nero che stanno attraversando Ferguson e Dovbyk. Anche per questo, a gennaio il nome più caldo è quello di Joshua Zirkzee, una punta che ha esattamente le caratteristiche che mancano lì davanti e che conosce molto bene la Serie A. Le transizioni (offensive) sono il più grande punto debole della Roma in questo momento (che è terzultima in Serie A insieme al Lecce con 0,3 contropiedi a partita). Solamente Bailey ha le caratteristiche per fare ciò che Gasperini chiede ai suoi esterni che una volta recuperata palla devono attaccare forte la profondità e puntare il proprio uomo. Finora i giallorossi hanno segnato 0 gol in contropiede, una specialità in cui di solito le squadre di Gasperini eccellono. E per quanto ci si possa lavorare, è una situazione che i giocatori della Roma non hanno proprio nelle corde, oltre forse a due giocatori come Koné ed El Aynaoui - che dopo gli 8 gol in 24 partite in Ligue 1 continua a giocare incomprensibilmente come uomo più arretrato in fase di costruzione.