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Rocca, Ancelotti, Strootman, Zaniolo: quando la Roma piange per il crac al ginocchio

Paolo Franzino

Prima di Francesco Rocca, è Valerio Spadoni a farsi male al ginocchio in modo drammatico. Il 25 gennaio 1976 l'attaccante giallorosso, reduce da quattro mesi di stop per essersi strappato il quadricipite, gioca la sua ultima partita in Serie A, all'Olimpico contro l'Inter. È l'ultima perché al 22' del primo tempo il nerazzurro Graziano Bini anticipa Spadoni mentre sta caricando il tiro, colpendo però anche il ginocchio, che esce dall'articolazione. Il romanista esce in lacrime, Bini pure. Ci penserà lo stesso Spadoni a consolarlo, nella camera d'ospedale dove il difensore andrà a trovarlo. “Lacerazione del legamento collaterale esterno e del bicipite femorale, rottura della capsula articolare e del legamento crociato anteriore”: il bollettino del professor Fineschi, che lo descrive come l'infortunio più grave della storia del calcio italiano. Spadoni, a 25 anni, deve dire addio alla Serie A. Concluderà la sua carriera come allenatore-giocatore del Baracca Lugo, la squadra della sua città.

 Valerio Spadoni (a destra). LaPresse

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