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Cherofobia Roma: le 5 mosse che hanno distrutto la semifinalista di Champions

Marco Prestisimone

L’ha detto De Rossi nel post-partita: “Per vincere contro Chievo e Bologna non serve Guardiola in panchina”. Una presa di responsabilità in un momento in cui, e lui lo sa, partono colpi di fucile verso i colpevoli. “Sparate anche su di noi”, sembra dire De Rossi, allentando la pressione su Di Francesco. Che però da inizio stagione spesso si sofferma sugli “errori individuali”: Fazio e Kolarov non sembrano neanche i cugini di terzo grado di quelli ammirati l’anno scorso (finito il Mondiale, finiti gli obiettivi?), Dzeko è un corpo estraneo e passa più tempo a lamentarsi con i compagni che a rincorrere gli avversari. I protagonisti della scorsa stagione (quelli rimasti) non sono stati in grado di rimotivarsi, tirando verso l’alto quell’asticella che, dalla società, veniva contemporaneamente spinta giù.

Chi doveva prendere in mano la Roma e per mano i compagni non l’ha fatto: De Rossi doveva essere al canto del cigno, ma gli anatroccoli sono gli altri.

 LaPresse

 

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