A pochi giorni dall’amichevole contro la Roma (in programma l’1 settembre allo Stadio Olimpico), Jackson Ragnar Follman, ex portiere della Chapecoense, è intervenuto ai microfoni di TeleRadioStereo per raccontare in prima persona il terribile incidente aereo dello scorso novembre, costato la vita a 71 dei 77 passeggeri a bordo del volo LaMia 2933.Queste sono state le sue parole:
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Chapecoense, Follman: “Ringrazio Dio per questa chance. Venerdì sogno uno stadio pieno”
L'1 settembre l'amichevole tra la Roma e i brasiliani. Parla uno dei pochi supersiti della tragedia aerea: "Giocheranno due squadre molto importanti e sarà un’esperienza indimenticabile"
Che squadra era la Chapecoense prima del disastro aereo dello scorso novembre?
“Un club rispettato. Un club che ha sempre trattato i propri giocatori come una famiglia e che ancora oggi tutela i propri giocatori in tutti i sensi. Oggi ovviamente siamo qualcosa di più per tutti”.
Oggi possiamo considerarla una squadra di tutto il mondo?
“Senza dubbio, qualsiasi tifoso probabilmente ci ha un po’ nel cuore”.
Parliamo di quel giorno. Posso chiederti i tuoi ricordi?
“Era un viaggio molto tranquillo: giocavamo a carte e ci rilassavamo. Un volo normale come se ne fanno tanti, mancava poco all’arrivo e alla finale di Coppa Sudamericana. All’improvviso si sono spente le luci, si sono spenti i motori e ci siamo seduti. Abbiamo pregato che si riaccendessero, ma l’aereo è caduto. Abbiamo solo pregato che succedesse qualcosa, non potevamo scappare da nessuna parte. Nonostante sapessi perfettamente cosa stava succedendo pregavo perché non accadesse: chiedevo a Dio di farmi meno male possibile. Chiedevo che non succedesse quello che sapevo stava accadendo”.
Pochi minuti che durano una vita…
“Sì non avevo la cognizione del tempo: è sembrato tutto sia molto rapido che quasi interminabile. Non siamo andati giù di punta, abbiamo perso quota piano piano”.
Sentendoti parlare si percepisce una forza incredibile. Avevi una carriera davanti, stavi per disputare una finale e hai passato quello che hai passato, perdendo tantissimi compagni…
“Posso solo ringraziare Dio del miracolo e della seconda chance che mi ha dato per vivere. Lamentarmi sarebbe troppo egoista. La mia saudade va a coloro che hanno perso la vita. La nostra squadra era una famiglia davvero, stavamo a casa insieme con le nostre mogli dopo gli allenamenti. Il ricordo, il dolore e la nostalgia per tutti coloro che hanno dato la propria vita per la Chapecoense dureranno per sempre”.
Follman, convinciamo i romani a vedere questa partita tra Roma e Chapecoense. Anche perché di motivi, per chi ha un po’ di cuore, ce ne sono eccome…
“Intanto giocheranno due squadre molto importanti come Roma e Chapecoense, sarà una bella partita. Poi noi percepiamo tutti i giorni l’affetto di tutti, ma se ce lo dimostrerete venendo allo stadio per noi sarà ancora una volta un’esperienza indimenticabile. Mi piacerebbe vedere uno stadio pieno e provare a restituire tutto l’affetto che continuiamo a ricevere”.
Oggi sei ambasciatore della Chapecoense, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Io non mi fermo, voglio continuare ad imparare. Sono onorato del mio nuovo incarico e farò un corso di gestione per crescere all’interno del club. Sento molto questa responsabilità”.
Facci una promessa, se trovi un campione ce lo porti alla Roma.
“Facciamo una trattativa! (ride, ndr)”.
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