Si aggiunge un nuovo capitolo al caso che è scoppiato negli ultimi tempi in casa Juventus e che vede coinvolto direttamente il presidente bianconero Andrea Agnelli. L’ormai famoso caso-biglietti svelato mesi fa dai pm di Torino, gli interessi della ‘ndrangheta nel bagarinaggio allo Stadium, i presunti contatti della dirigenza Juve con ultrà in odore di mafia: come riporta Filippo Conticello de La Gazzetta dello Sport il mix è ormai esploso ovunque, dalle aule di tribunale all’arena politica.
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Uva shock: “La Juve? Dall’Antimafia processo mediatico”
Il d.g. della Figc sul caso biglietti: "Fa male al calcio". La Bindi: "Sottovalutare le mafie è preoccupante"
L’ultima polemica avvelenata mette sul ring un alto dirigente federale, Michele Uva, e la Commissione Antimafia, che da settimane approfondisce il buco nero dei rapporti mafia-calcio. Il primo a parlare da Palermo è stato il direttore generale Figc: "Mi sembra che l’Antimafia stia facendo un processo molto mediatico e questo non fa bene né al calcio né tantomeno all’Italia. Dovrebbe rivolgersi verso attività ben diverse da quelle dei biglietti a una curva". A stretto giro, la replica del presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi: "Non facciamo processi, men che meno mediatici. Di questo si cerchino altrove le responsabilità. Preoccupa che Uva ritenga che ciò di cui ci stiamo occupando non sia una cosa seria. Ciò che fa male all’Italia sono le mafie, anche quando si infiltrano nello sport, e la sottovalutazione del fenomeno". Durante la giornata Uva ha poi corretto leggermente il tiro: "Bisogna evitare un processo mediatico, non ho detto che lo sia. Ci sono gli organi di giustizia preposti, che valutano. C’è il massimo rispetto per la Commissione che sta facendo un approfondimento importante, come Federcalcio non c’è alcuna ingerenza".
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