rassegna stampa

Tenacia De Rossi: stringe i denti, è la sua partita

LaPresse

Nel 2003 la prima indimenticabile sfida da baby. Adesso va oltre i dolori perché non sia l'ultima

Redazione

Se stanotte abbia dormito o meno non lo sa nessuno, forse neppure sua moglie. Daniele De Rossi, da tempo, dice che ha imparato a gestire l'ansia da derby, e magari è anche così. Prima non era così, e il numero 16 giallorosso non lo ha mai nascosto, così come non ha mai nascosto di avere amici molto cari che tifano Lazio. Poco male, per De Rossi, che di amore nella vita ne ha avuto sempre e solo uno. Ed è proprio in nome di quell'amore, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport", che oggi sarà in campo, anche se il ginocchio non è ancora al 100% e lui stesso non è nelle migliori condizioni.

E di ricordi ce ne sono tanti, visto che la Lazio, dopo l'Inter, è la squadra che ha affrontato più volte in carriera. La prima volta, indimenticabile, a novembre del 2003, la sera del "Tacco di Dio" di Mancini. Aveva ancora il numero 27, nessun tatuaggio, capelli biondissimi, non era papà, la Roma non era ancora davvero sua. Lo diventerà col tempo, prima insieme a Totti, anche nella sofferenza e negli errori da derby, poi da solo. Impossibile non pensare al 2020: ad aprile Ranieri toglie lui e Francesco perché non in grado di reggere la pressione di un derby che valeva lo scudetto, a novembre De Rossi per festeggiare si aggrappa al cancello della Sud e si mischia, davvero, ai tifosi. Dopo la sconfitta in finale di Coppa Italia fu tentato di andar via, Garcia lo pregò di restare, lui scelse di farlo in nome degli amori della sua vita: i figli e la Roma. Da quella volta non si è più guardato indietro e non lo farà neppure oggi. Al massimo, entrando in campo, guarderà a destra, la sua curva. Lo fa sempre prima del derby. Lo farà stasera. Con la speranza che non sia l'ultimo. A questo avrà pensato, stanotte, prima di dormire.