Infortuni, squalifiche e codice etico permettendo, dal 2004 non osservava periodi di riposo. Da Lippi a Ventura, passando per Donadoni, Prandelli e Conte, Daniele De Rossinon conosceva il significato della parola riposo durante le soste della Nazionale e le 117 presenze in azzurro stanno lì a dimostrarlo, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport". Per la prima volta negli ultimi 14 anni il capitano della Roma è rimasto a Trigoria per scelta e ha potuto guidare un gruppo rimasto ai minimi termini.De Rossi ha lavorato nel centro sportivo romanista per farsi trovare pronto alla ripresa. Vedendo i prossimi impegni, sembra difficile che Di Francesco possa fare a meno di lui.
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Senza l’azzurro ora De Rossi corre soltanto per la Roma
Per la prima volta dopo 14 anni non è più in Nazionale. A Trigoria prepara le partite chiave
De Rossi giocherà le due partite contro il Barcellona e il derby, ma con ogni probabilità sarà in campo anche contro Bologna e Fiorentina. Magari gli verranno risparmiati dei minuti, ma il Gonalons visto contro il Crotone non offre chissà quali garanzie. Fisicamente Daniele sta bene e non vede l’ora di giocare il suo terzo quarto di Champions, primo nella storia romanista a riuscirci. Contro il Barcellona la sfida è quasi impossibile, De Rossi lo sa meglio di tutti, ma è comunque pronto a scendere in campo per la battaglia del Camp Nou.
In queste settimane ha alternato lavoro col gruppo a lavoro specifico. A Crotone non c’era per squalifica, sabato a Bologna saranno tre settimane che non scende in campo. L’ideale, per uno come lui, che nel corso degli anni ha pagato il doppio impegno tra Roma e Nazionale con pochissimo riposo. A maggio terminerà il campionato, avrà più di 40 giorni per smaltire le tossine della stagione e presentarsi a lucido, i primi di luglio, per il ritiro. Quello che, in teoria, dovrebbe essere l’ultimo della sua carriera: il contratto scade nel 2019, se verrà prolungato o se invece De Rossi dirà basta nessuno lo sa. E forse neppure lui, da sempre tentato da un’esperienza all’estero, ma poi incapace di lasciare Roma. E l’Italia. I grandi amori della sua vita. Uno l’ha salutato, l’altro non è ancora pronto a farlo.
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