rassegna stampa

Samp-Roma: va in scena “l’Abruzzo connection”

Stesse radici per i due tecnici e i collaboratori. E il doriano ha rilanciato il figlio di Eusebio

Redazione

Sampdoria-Roma, sfida tra tecnici abruzzesi, una sfida avvinghiata tra il mare Adriatico e l’Appenino, nata su campi polverosi e cresciuta attraverso sogni ad occhi aperti. Fino ad arrivare alla prossima notte di Marassi.

Come scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport", la carta d’identità racconta che Giampaolo è nato a Bellinzona, in Svizzera, ma gli spostamenti dei genitori, così come gli ospedali di nascita, non danno l’idea delle radici. Non è un caso che l’allenatore di Giulianova racconti: "Stimo Di Francesco. Ho allenato suo figlio, è stato un piacere. E il papà mi piace". Marco non ha solo allenato Federico Di Francesco. Di fatto, gli ha costruito la carriera dopo che il figlio di Eusebio si era ritrovato disperso tra Parma e Pescara, due buste di una comproprietà con zero euro scritti per il riscatto.

Di Francesco da quando è alla Roma deve combattere contro uno scetticismo strisciante che lo inchioda al passato spallettiano . Ma Eusebio è uomo che sa sbattere i pugni. "Dopo aver lasciato il mio posto da team manager nella Roma – ha raccontato il tecnico, nato a Pescara ma cresciuto a Sambuceto, che fino a 15 anni faceva il cameriere nell’hotel di famiglia – andai a gestire uno stabilimento balneare a Pescara. All’alba pulivo la spiaggia col trattorino ed ero in pace col mondo, neanche sapevo i risultati delle partite. Dopo due anni il presidente della Val di Sangro mi offrì di collaborare: non avevo patentino, ero un biglietto da visita con i grandi club, ma è stata un’occasione. Me ne andai perché non condividevo l’esonero del tecnico Pierini". Che ora è con lui, insieme a Stefano Romano, di Castiglion Messer Raimondo, collaboratore tecnico, e al vice Francesco Tomei, di Pescara. Sono la dote che Di Francesco porta con sé, pochi hanno la fortuna di poter coniugare amicizia e bravura.