rassegna stampa

Roma “tifa” per Spalletti. E Pallotta tende la mano

I tifosi critici col presidente, che dice: "Ha ragione Luciano, vorrei essere più presente"

Redazione

Nel giorno del suo 59° compleanno, le prime ruggini emerse fra James Pallotta e Luciano Spalletti hanno visto quasi tutti i tifosi schierati a fianco dell’allenatore, inondando gli auguri societari al presidente con commenti tipo: «Caccia i soldi, con te non abbiamo vinto niente». Il messaggio in sintesi sarebbe: se Spalletti va via, è perché tu non vuoi investire, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".

Quelli fatti da Pallotta nei giorni scorsi hanno riportato alla memoria la Roma «con quattro centri di pensiero», citazione dall’ex d.s. Sabatini, a volte un po’ sballottata fra Trigoria, Boston, Londra (dove vive Baldini) e ora anche la Spagna, da cui in estate dovrebbe arrivare il nuovo d.s. Monchi. Spalletti di sicuro ingerenze tecniche nel suo lavoro non le ama e così nel dopo partita di Palermo prima ha chiarito un paio di concetti: «Sono io il responsabile di come va la squadra. Non deve attaccare i giocatori, se tocca me va bene. Non mi lascio molto impressionare dalle parole di un presidente». Poi allargando il discorso ha aggiunto: «Io sono entrato in un momento in cui avevano un po’ di difficoltà e non sono stato a chiedere niente. Anche a fine anno ho accettato molte situazioni che erano già imbastite in precedenza, anche perché mi andavano bene. Si sono fatte cose in funzione di quello che poi ci hanno portato via. Digne ce l’hanno portato via, poi Pjanic, ma soprattutto Gervinho, il giocatore più forte negli ultimi due anni. Abbiamo rimesso delle pedine, ma non si sono fatte strategie future. Noi avevamo delle difficoltà a fare mercato. Ci sono delle cose che si dicono e delle cose che non si dicono». E la conclusione è stata: «Il presidente vive fuori, ma a volte la figura del presidente è insostituibile e ci farebbe piacere partecipasse di più».

Questo dialogo a distanza non facilita per il momento il rinnovo di contratto di Spalletti. Una cosa però è certa: Pallotta ha grande stima per l’allenatore e per questo a suo modo tende la mano. «Ha ragione Luciano. Mi piacerebbe essere a Roma di più, ma il lavoro fatto sul nuovo stadio nell’ultimo anno è stato incredibilmente importante e io avevo bisogno di farlo. Un 2-0 sul Lione come regalo di compleanno? Non mi servono doni. I giocatori e la squadra mi hanno già regalato quattro anni fantastici».

La Roma, però, ieri ha fatto sapere che Pallotta – in arrivo giovedì e pronto a restare una settimana – non tratterà di rinnovi, ma si occuperà di incontri istituzionali relativi al nuovo stadio. Già venerdì, ad esempio, è in agenda un summit con la sindaca Raggi. Tutti, comunque, sperano che un chiarimento con Spalletti ci sia perché il rischio è che le tensioni crescano. Se quest’ultimo deciderà di andare via, il casting parla di big come Mancini o Emery, oppure «rivelazioni» come Gasperini o Di Francesco. Una cosa è certa: per i tifosi l’addio di Spalletti darebbe la sensazione di un ridimensionamento.