Per lo spettacolo, per l’onore, per il bilancio. La qualificazione alla Champions League 2019-20, in ogni stagione, è il primo obiettivo della Roma, così come per tutti gli altri club del nostro campionato. Se un anno fa dalla Uefa, nel complesso, sono arrivati in cassa circa cento milioni, anche il giudizio tecnico fine stagione non potrà prescindere da questo obiettivo. Non è un caso che ieri dall’Inghilterra sono tornate le voci che vogliono il d.s. Monchi corteggiatissimo dall’Arsenal, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".
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Roma, la difesa soffre e gli attaccanti non brillano. Però per DiFra c’è De Rossi
Il rientro del capitano favorisce il ritorno al 4-3-3. Martedì torna in Coppa col Porto, ma l’organico ampio aiuta il turnover. Monchi: dall’Inghilterra voci sull’Arsenal
Se la prima fase della stagione è stata complessivamente al di sotto delle aspettative, la partita di domenica contro il Milan ha fornito alcuni segnali positivi che non vanno trascurati. Innanzitutto che la sberla di Firenze è stata metabolizzata in fretta e la squadra pare seguire l’allenatore. Non a caso Di Francesco ha ritirato fuori dal cilindro il prediletto 4-3-3, cioè il sistema di gioco con cui ha costruito la propria fortuna in panchina. Non basta. Oltre al fatto che la condizione fisica sembra in miglioramento, c’è da dire che alcuni "oggetti misteriosi" della rosa paiono finalmente pronti per prendersi quelle responsabilità che finora non sono stati in grado di sopportare.
La fase difensiva appare ancora fragile. Non è un caso, in fondo, che la Roma in campionato abbia subito ben 13 gol in più rispetto alla passata stagione. Tutto questo, quando l’attacco in campionato deve ancora convincere, visto che Dzeko è fermo a 4 gol, Schick a 2, Kluivert a 1 e il solo El Shaarawy si difende grazie alle sue 7 reti.
Sarebbe facile parlare di Zaniolo, che è la vera sorpresa non solo della Roma, ma forse dell’intera Serie A. Però per il lungo sprint potrebbe essere ancora più decisivo Daniele De Rossi, tornato domenica titolare dopo tre mesi di stop per infortunio. Il capitano è fondamentale per un doppio ordine di ragioni: tatticamente è l’unico vero regista in grado di dare copertura, gestire palla e verticalizzare in velocità; inoltre è l’unico che può fare da collante con quella parte di tifo attraversata dalla contestazione.
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