Nella notte magica di Champions la Roma schianta il Chelsea di Conte, mettendo un piede agli ottavi di finale. Difficile, ad oggi, pensare che i giallorossi non battano in casa il Qarabag, ma basterà già un punto a Madrid nel prossimo turno. Come riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", è stato un tre a zero impronosticabile neanche nelle migliori previsioni. C'è stata partita per quaranta minuti scarsi, nella ripresa è arrivato il gol di Perotti a seppellire ciò che restava dei Blues. Un Chelsea che non assomiglia al proprio allenatore: disattenzioni in difesa, bassa intensità e mollezza offensiva. Forse è finita la magia, come accadde un anno fa al Leicester di Ranieri. Prendi la Premier e scappa, verrebbe da dire al prossimo allenatore italiano vincente in Inghilterra.
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Roma capoccia di Champions: ElSha e Perotti liquidano il Chelsea
Doppietta del Faraone e lezione del tecnico romanista a Conte. Qualificazione vicina: bastano un punto a Madrid o tre col Qarabag
SECONDI PREZIOSI - Il gol è arrivato dopo 37 secondi, con il lancio di Kolarov, la sponda di Dzeko e l'esterno di El Shaarawy. Il prematuro regalo di Natale ha messo in discesa la partita della Roma, che è stata brava poi a respingere e ripartire. Dopo l'errore di Morata è arrivato il 2-0, quasi una fotocopia del primo gol: lancio di Nainggolan, Rudiger che va a vuoto ed il tocco delicato del Faraone, sempre d'esterno. A Conte in panchina sarà venuto un colpo per alto tradimento di fase difensiva.
DOMINIO TOTALE - L'inizio della ripresa ha dato fiato a chi sostiene che ormai il Chelsea sia Conte-refrattario. Nessuna reazione, nessun sussulto. Le acque del mare giallorosso sono diventate ancora più impetuose quando Conte ha sbagliato la mossa: fuori Cahill, dentro Willian. La Roma ha dilagato, soprattutto sulla fascia sinistra con Kolarov e Perotti. Dopo il 3-0 dell'argentino, altre occasioni per Nainggolan, Perotti e Manolas. Tiro al piccione, con Antonio Conte bersaglio-volatile e sempre più sperso nel fumo di Londra.
GRAZIE ROMA - I demeriti del Chelsea non devono però oscurare i meriti della Roma, ottimi e abbondanti. Di Francesco ha confermato quanto si sospetta da tempo: la radice zemaniana quasi non si nota più, "DiFra" è nemico degli estremismi offensivi. La sua Roma cerca equilibrio e solidità, non cede alla vanità del possesso palla esasperato alla Sarri e neppure insegue l’utopia del tutti avanti di Zeman. Rispetto all’andata, l’allenatore ha tolto Gonalons, che pure a Stamford Bridge aveva giocato con personalità, e riconsegnato il centrocampo a De Rossi. Una scelta di rispetto della forza degli avversari. Sull’1-0, quando Florenzi soffriva da morire la verve di Hazard, il capitano si è speso in corse e rincorse. Lì, in quei momenti di imperfezione, la Roma è stata sostenuta da De Rossi. Così è maturata una vittoria bella e storica, la più ampia contro un club inglese in Europa, alla pari col 3-0 rifilato all’Ipswich Town nella Coppa Uefa 1982-83. Il Chelsea non perdeva per 3-0 in Champions dal novembre del 2012, allora contro la Juve. Maledizione Italia, per i londinesi. Indovinate chi allenava i bianconeri? Proprio Conte. Forse un cerchio si è chiuso.
(S. Vernazza)
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