rassegna stampa

Qui Roma: sms a Luciano

Quanti motivi tra i giallorossi contro il loro ex allenatore: Dzeko e il "vaffa" di Pescara, Gerson dimenticato, El Shaarawy e quell’idea di chiedere la cessione...

Redazione

Quello che avrebbe voluto sfidarlo in campo più di tutti, cioè FrancescoTotti, si limiterà a fare il tifo dalla tribuna. Spettatore, come fu spettatore 8 mesi fa, quando Luciano Spalletti decise di non regalargli gli ultimi minuti a S. Siro. Come scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport", di quella sera restano, oltre ai cori del Meazza che invocavano Totti, anche le facce sbigottite di molti compagni di Francesco, stupiti per quello che stava accadendo. Era l’immagine di come si fosse logorato il rapporto tra il tecnico e i calciatori: non tutti, ma gran parte sì.

Alisson, ad esempio, aveva digerito poco la scelta di essere messo in panchina nel ritorno del preliminare di Champions. Con El Shaarawy, che pure gli deve gran parte della sua rinascita, era amore e odio, con Nainggolan il feeling era più forte, con Perotti invece è finito presto ed è sfociato in una discussione accesa (eufemismo) di cui tutti a Crotone ancora si ricordano.

Così come tutti si ricordano le parole di Dzeko a Pescara, era fine aprile, quando prima di essere sostituito disse a Spalletti in diretta tv: «Fai ancora il furbo?». Luciano non rispose, negli spogliatoi fu faccia a faccia, ma Edin non arretrò di un centimetro e Spalletti pure. Compagni sbigottiti, silenzio irreale nonostante la larga vittoria.

Poi Gerson: titolare a sorpresa allo Stadium il 17 dicembre, sostituito, sparitodairadar, se Spalletti fosse ancora a Trigoria sarebbe in Europa o dall’altra parte del mondo. Di Francesco gli ha dato fiducia e, anche se nelle ultime settimane è di nuovo finito nelle retrovie, non è più solo quel ragazzino «bellino a vedersi» di un anno fa.