rassegna stampa

L’Italia si muove

Immobile delude, Chiesa cambia la partita: Di Biagio ha fatto il suo, verrà tenuto in considerazione

Redazione

Non sarà bello aggrapparsi a particolari del genere per chi è stato quattro volte campione del mondo, ma finalmente l’Italia c’è e segna anche. Dopo 374 lunghissimi minuti. Un 1­-1 a Wembley, all’ultimo, quasi fosse un successo. Con l’aiuto della Var che vede un rigore su Chiesa sfuggito ad Aytekin. E con la voglia di cancellare una maledizione diventata ossessione. Insigne non sbaglia e fa dimenticare gli errori enormi, in serie, di Immobile all’inizio. Senza i quali ora parleremmo di un altro risultato: sarebbe stata una bella carica per una squadra che, dopo due partite, ha comunque un’identità – giusta o sbagliata che sia – superiore a quella di Ventura. Ha personalità. E ha forse trovato un Chiesa di livello internazionale.

L’1-­1 firmato Insigne è in realtà da attribuire a metà a Chiesa che ha fatto quello che un ventenne deve: spaccare la partita con coraggio, velocità, incoscienza, procurandosi il rigore. Notizia bellissima, non l’unica, circondata da altre meno positive. Su tutte l’altra maledizione, un voodoo, che colpisce Immobile. Nel primo quarto d’ora potevamo stare sul 3­-0: il laziale non è sereno.

Pressing sulla trequarti, difesa inglese costretta a sbagliare, imbucate tra i centrali. Non era un ritmo che poteva durare a lungo, ma l’inizio era studiato bene da Di Biagio. Sbaglia però una, due, tre volte e sono guai, perché l’Inghilterra ha il tempo ricompattarsi. Come il 2-­0 dell’Argentina, anche l’1­-0 degli inglesi arriva in contropiede. Per di più siamo così ingenui da consentire a Lingard di battere una punizione senza barriera, lanciando Vardy – lui una palla un gol – all’esultanza che nasconde l’assenza di Kane.

L’Italia ha un progetto chiaropressing, un possesso orizzontale per alzare il baricentro gradualmente, lanci lunghi e improvvisi per l’attaccante. Riesce, ma è rischioso. Tanti restano in avanti, soprattutto una delle due mezzali, la squadra è lunga (45 metri, 9 in più dell’Inghilterra). Inoltre il ritmo è basso per sorprendere, quindi servirebbe più tecnica.

La svolta è Chiesa, dentro a destra per Candreva. Il fiorentino aggredisce la partita come dovevano fare tutti, come Pellegrini che però è discontinuo e alterna belle cose a ingenuitàChiesa no. Attacchi, dribbling, cross, tiro e infine lo slalom del rigore, con l’Italia che alla fine ha ancora fiato per schiacciare gli inglesi cercando il 2-­1. Sarebbe stato troppo. Però non si può negare che abbia fatto quello che Di Biagio ha chiesto, anche se in pochi giorni qualche schema è un po’ pericoloso.

Precipitiamo invece nel ranking: al 90’ siamo 19°, la peggior posizione della nostra storia. Se nella notte la Croazia avrà vinto e l’Islanda pareggiato, addirittura al 21° posto. Toccato anche questo fondo, si può risorgere. Di Biagio il suo l’ha fatto, andrà tenuto in conto anche lui.

(F. Licari)