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rassegna stampa

Le grandi rimonte nel Dna giallorosso: anche adesso si può

Anche se a volte le grandi notti europee si sono trasformate in lacrime e rimpianto, ci sono state anche situazioni in cui le lacrime erano di gioia

Redazione

E' molto difficile ma non impossibile. Anche se a volte le grandi notti europee si sono trasformate in lacrime e rimpianto, ci sono state anche situazioni in cui lacrime sì, ma di gioia. «Arrivederci a Roma», si diceva 8 anni fa all’Emirates, quando la squadra di Spalletti perse 1­-0 e poi sfiorò l’impresa al ritorno, uscendo solo ai rigori, dopo una partita meravigliosa giocata all’Olimpico con mezza squadra infortunata, tra cui Totti, che passeggiava dolorante per il campo, come scrive Zucchelli su La Gazzetta dello Sport.

C’è sempre un ritorno e la storia della Roma lo sa: quasi 30 anni fa, era il 1988, a Belgrado la squadra era uscita sconfitta per 4­-2 in Coppa Uefa. Morale a pezzi, ma tanta voglia di crederci e di farcela. Voller e Giannini firmarono la rimonta, garantendo la qualificazione agli ottavi di Coppa Uefa. C’era già Totti nel 1995 quando ci fu un’altra qualificazione sovvertita, anche se meno sofferta rispetto al passato (e a domani): ottavi di Coppa Uefa, sconfitta per 2-­1 contro il Broendy, al ritorno 3­-1 per la Roma (Totti, Balbo e Carboni) e fine dei giochi. Tre gol, come in quella che è considerata la rimonta per eccellenza della storia romanista. E basta una parola: Dundee. Semifinali di Coppa dei campioni, all’andata la Roma perde 2­-0, al ritorno, alle ore 15.30, davanti a 68.060 spettatori, una doppietta di Pruzzo e un rigore di Di Bartolomei regalano ai campioni d’Italia una storica finale, da giocare all’Olimpico.