Una buona metà della Serie A ha deciso di serrare i ranghi e difendere il giocattolo. L’obiettivo è evitare il commissariamento della Federazione, scrive Marco Iaria su "La Gazzetta dello Sport". Per riuscirci c’è un modo: rinnovare gli organi della Lega entro l’11 dicembre. Ieri in via Rosellini si è tenuta una riunione informale che ha messo assieme il fronte delle "riformiste": Juventus, Inter, Napoli, Roma, Fiorentina, Torino, Sampdoria, Sassuolo, Bologna, Cagliari. Praticamente tutte le storiche big (tranne il Milan) più club medio-piccoli con alle spalle solidi imprenditori. Il quorum per le elezioni è fissato a 14 voti, l’alleanza ne conta dieci e punta a convincere alcune indecise come Atalanta, Benevento, Spal.
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L’alleanza: mezza Serie A per le riforme anti-commissario
Riuniti ieri 10 club (tra cui la Roma), pronti a eleggere presidente e a.d. della Lega. E si pensa al modello Premier
Ieri in Lega erano presenti, tra gli altri, Marotta, Cairo, Baldissoni, Ferrero, Gardini. C’è una forte convergenza sui candidati a presidente e amministratore delegato. Per il primo si lavora a un profilo in netta discontinuità con i vertici del calcio italiano, condizione che taglia fuori Gabriele Gravina. Va da sé che questo gruppo di società non ci pensa minimamente ad accettare il candidato di Lotito, l’ex vice comandante della Guardia di finanza Ugo Marchetti. Quanto all’a.d., la scelta dovrebbe cadere su Sami Kahale, presidente per il Sud Europa Procter & Gamble in uscita: una soluzione che piace a Urbano Cairo. Non va scartato Luigi De Siervo, a.d. di Infront Italy.
L’accoppiata presidente-amministratore delegato darebbe forma alla nuova governance, d’impronta manageriale, della Serie A, da completare con i consiglieri federali (Beppe Marotta in pole per un posto) e i consiglieri di Lega. Il fronte delle dieci società ha il timore di vedersi sfilato il pallone per lungo tempo, visto che lo stesso Malagò ha parlato di un commissariamento «lungo e con ampi poteri». In via Rosellini si è cominciato a evocare il modello Premier League, e quindi una scissione della Lega Serie A dalla Federazione. In caso sarebbe una rivoluzione. Ma, qualora si volesse passare davvero dalle parole ai fatti, bisognerebbe aprire canali di dialogo con tutte le istituzioni, in primis Fifa e Uefa. Un percorso lungo e non semplice.
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