"Il 4-2-3-1 non mi piace tantissimo", parola di Eusebio Di Francesco a fine dicembre. In effetti, fino alla vittoriosa trasferta di Verona, quel sistema di gioco era stato impiegato dall’inizio solo in una occasione, contro il Napoli. Ed in quel primo tempo per i giallorossi grandinò, ricorda Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport". A cambiare le carte in tavola, però, c’è stata la sterilità offensiva. La Roma ha l’8° attacco del campionato, anche perché i centrocampisti hanno portato un contributo inferiore rispetto al passato. Uno soprattutto, Radja Nainggolan, che con Spalletti, giocando trequartista, nella scorsa stagione aveva messo a segno 14 reti stagionali. A convincere Di Francesco, però, c’è voluto altro. Ovvero la contemporanea assenza dei due registi deputati, De Rossi e Gonalons. Per una partita (contro l’Inter) aveva avuto buone risposte di Strootman, ma poi l’olandese non ha più convinto. Morale: col Verona la squadra ha cambiato pelle ma, come spiega il tecnico, con effetti collaterali. Il suo mantra infatti: "Ciò che conta non è solo il sistema, ma l’atteggiamento con cui si applica".
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La Roma a caccia di gol prova a cambiare pelle
I giallorossi hanno l’8°attacco del torneo e Di Francesco ha virato sul 4-2-3-1 per avvicinare Nainggolan alla porta. "Ma conta l’atteggiamento"
Con De Rossi e Gonalons in campo, in mediana si forma un triangolo col vertice basso (il regista), mentre con Nainggolan trequartista il vertice diventa alto. Il «pro» è che così il belga è già pronto al primo pressing sul portatore di palla e può andare a riempire l’area a fianco a Dzeko con più facilità. Il «contro» invece è che, se si perde il pallone sulla trequarti avversaria, la ripartenza può portare gli avversari direttamente in porta o quasi, cosa che è riuscito a volte anche al Verona. Col 4-2-3-1, logico che l’arma del lancio in profondità spetti a un difensore dal piede buono, cioè Fazio. Per gli appassionati del pressing, inoltre, c’è un secondo avviso: lo vedrete più facilmente con squadre che giocano la palla partendo da dietro – generalmente le «big» – perché quelle che cercano subito la profondità col lancio lungo, sfruttando gli inserimenti sulle cosiddette «seconde palle» possono creare più problemi cercando gli uomini dietro la linea dei difensori. La trasferta di Udine – che peraltro per i tifosi giallorossi è a rischio per via degli incidenti di Verona con 21 fermati (domani deciderà l’Osservatorio) – sarà un banco di prova. Il 4-2-3-1 deve dare una svolta offensiva, perché dopo 23 giornate per trovare una Roma che abbia segnato meno dei 33 gol attuali, bisogna tornare al 1995-96 (29), quando in panchina sedeva Carlo Mazzone.
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