Il cammino compiuto finora con la Lazio, che resterebbe in ogni caso straordinario, avrebbe la ciliegina sulla torta: una finale di Coppa Italia conquistata ai danni dei rivali storici della Roma. Che, alla vigilia della doppia semifinale, erano decisamente favoriti. A ribaltare il pronostico nella gara di andata furono proprio le mosse dell’allenatore, scrive Cieri su "La Gazzetta dello Sport". Un Inzaghi formato Simeone che azzeccò tutto nella preparazione della partita. Un approccio «cholista» che ci sarà anche stasera. Perché questo è l'unico modo che ha la Lazio di colmare la differenza con la squadra di Spalletti («della quale abbiamo un grande rispetto»), differenza acuita dall’assenza di Parolo per squalifica.
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Inzaghi cerca l’apoteosi: “È la partita delle partite”
Stagione già oltre le aspettative: la finale di Coppa la renderebbe unica. "Serve un’altra prova sopra le righe"
Il tecnico della Lazio non si nasconde: «È la partita delle partite, quella che può dare un senso a tutta la stagione. Dovremo affrontarla al massimo, dare il 120 per cento, forse pure di più. È una di quelle sfide in cui serve tutto: cuore, cervello, gambe». E serve, magari, anche partire da un vantaggio di due gol. Inzaghi, un po' come tutta la Lazio, preferisce non farci caso, consapevole che sentirsi al sicuro sarebbe il peggiore approccio alla partita. «Il 2-0 dell’andata ha fatto crescere le nostre possibilità, che all’inizio erano pochissime. Ma dobbiamo capire che si è giocato soltanto il primo tempo di questa partita. Adesso c’è il secondo tempo, nel quale noi partiamo dal 2-0, ma per difenderlo dovremo fare un’altra partita sopra le righe».
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