rassegna stampa

Il doppio mondo di Dzeko. “Ballerino”, tra gol e fischi

Viaggio nella Sarajevo di Edin: in tanti lo adorano, ma c’è chi lo critica perché "con la Bosnia non è cattivo e gioca in punta di piedi"

Redazione

Domenica mattina, la Bosnia qualche ora prima ha lasciato per terra le ultime speranze di check-in per la Russia. Niente da fare per Dzeko contro il Belgio. Lo stadio è vuoto, ancora i segni della delusione, cartelloni tirati giù e la serranda dello shop tristemente abbassata.

È l’ora della colazione, ma la formazione giovanile dello Zeljeznicar è già lì che sgomita, amichevole di fine settimana. Sembra di vederlo, Dzeko, nelle facce di questi ragazzi. Uno di loro, Amar, è stato scelto dal Bayern Monaco per un periodo di prova. Il chiodo fisso dopo il sogno, quello di fare carriera. "Per me Edin è un punto di riferimento, magari riuscissi a fare come lui", dice Benjamin, 12 anni. "Di lui mi piace tutto, il suo modo di stare in campo, la sua tecnica, sì, tutto", sorride Tarik, mentre guarda i coetanei giocare.

C’è chi però ce l’ha con Edin, capitano ma non condottiero di una nazionale che ha mancato il Mondiale. Incredibile a dirsi, non bastano i numeri che ne fanno il giocatore che ha segnato di più (51 gol in 86 presenze) nella storia della Bosnia. "Quando viene in nazionale non mette lo stesso impegno che mostra nei club, il Manchester City prima e la Roma ora", spiega un altro Edin, che di lavoro fa il tassista e pure lui ha gli occhi fissi sul campetto. "In Serie A è forte, duro nei contrasti, cattivo – racconta l’amico –. Qui con la Bosnia gioca in punta di piedi, a volte sembra un ballerino".

La faccia di Edinieri mattina all’aeroporto era triste. Solitario, ha fatto il check-in per l’Estonia e s’è rifugiato al bar del primo piano per una chiacchierata con papà Midhat. "Ho già detto tutto dopo la partita, cos’altro devo aggiungere?", ha sospirato. E sì che non s’era mica risparmiato: "C’è bisogno di professionalità, dobbiamo esserlo di più, dobbiamo imparare dai nostri errori se vogliamo crescere", ha accusato, prima di rispondere all’ennesima domanda sul futuro. "Se lascerò la nazionale dopo le qualificazioni? No, non è il momento, sono ancora giovane".

(D. Stoppini)