rassegna stampa

Il Capitano cerca alibi: “Ho trovato quello che si è buttato”

De Rossi dopo la partita ha subito annunciato ai compagni che avrebbe chiesto scusa davanti alle telecamere: "Mi ero ripromesso di stare più attento"

Redazione

Non c’è elogio della follia, non può esserci dietro quel cappello calato sulla testa con cui De Rossi esce dagli spogliatoi, la barba sembra più folta, gli occhi intristiti. L’elogio della follia prevede in fondo un riconoscimento, qui c’è spazio solo per il mea culpa e i perché di due punti buttati via, di uno schiaffo a Lapadula senza la minima giustificazione del nervosismo. "Ci siamo pareggiati da soli", dice Di Francesco quando ripensa al gestaccio del suo capitano. Parole che pesano, perché il tecnico fa della buona condotta un punto fermo. Per dire: la Roma era la squadra con meno cartellini del campionato, senza neppure un’espulsione in A prima di Genova.

Come riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", dietro quello schiaffo c’è un uomo di 34 anni e un pezzo che non sa frenarsi e finisce per danneggiare la squadra tutta. Negli spogliatoi di Marassi, De Rossi alza le mani con i compagni e annuncia loro che andrà davanti alle telecamere a chiedere scusa. "Sono dispiaciutissimo, c’è poco da dire. Le immagini sono brutte, ho provato a tenerlo, a bloccarlo. Nel derby con Parolo e Bastos ce le eravamo date di santa ragione. Mi ero ripromesso di stare più attento". E invece il capitano da una parte chiede perdono, dall’altra prova quasi a concedersi un alibi: "Ho trovato quello che si è buttato (Lapadula, ndr) ed è andata così. Chiedo scusa ai compagni, al mister e ai tifosi. Ripartiremo".

Il centrocampista sarà multato e non eviterà la mano pesante del giudice sportivo, tra le 2 e le 3 giornate di squalifica. Non è mica un inedito, questo è il guaio: Daniele e il rosso è un rapporto consumato 14 volte in carriera, 12 con la Roma e 2 con la Nazionale. Daniele e la follia sono come quei lontani parenti che si detestano, ma ogni tanto non possono fare a meno di incontrarsi. Ora c’è pure la Var. Che non servì 14 mesi fa, playoff di Champions con il , fallaccio su Maxi Pereira e rosso: altre scuse, altri occhi tristi. Chissà se dentro la follia di un uomo tremendamente lucido fuori dal campo c’è anche il peso – oltre che l’orgoglio – della sua Roma. Di troppo amore, a volte, ci si ammala.

(D. Stoppini)