Quest’anno tra Champions e Nazionale non li abbiamo ancora battuti, dobbiamo provarci oggi e domani. Roma-Barça e Madrid-Juve si presentano come missioni impossibili, però se non riusciremo a fare miracoli abbiamo almeno il dovere di provare a prenderci qualche soddisfazione, scrive Filippo Maria Ricci su "La Gazzetta dello Sport". Il confronto tra Spagna e Italia è impietoso. Eravamo molto avanti, siamo molto indietro.
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Grande Spagna, piccola Italia. Roma e Juve, qui ci vuole una rovesciata
La Serie A era l’Nba del calcio, loro fino al 2010 non avevano vinto un Mondiale. Ci guardavano con invidia e per attaccarci ci tacciavano di catenacciari: le posizioni si sono rovesciate, abbiamo il dovere di provare a ripartire
Gli spagnoli quando vogliono disprezzarci calcisticamente ci danno dei «resultadistas». E allora partiamo dai risultati: 6 sfide tra squadre italiane e spagnole in questa Champions, 4 vittorie loro e due 0-0, ultimo feticcio a difesa della nostra impotenza offensiva: 12 gol a 1 per loro. Chiedete a Buffon, che ha preso 4 gol a Kiev dalla Spagna nel 2012, 3 a Berlino dal Barça nel 2015, 4 a Cardiff dal Madrid un anno fa, poi in questa nefasta stagione altri 3 dalla Spagna a Madrid, dal Barça al Camp Nou e dal Madrid a Torino. Dal 2000 le squadre spagnole hanno vinto 28 trofei Uefa (su 54...), noi 5. E a livello di nazionali giovanili in Europa nel nuovo secolo loro sono a 13, noi a 3.
In Spagna la prima cosa che salta all’occhio è l’attenzione per la palla, per il gioco, lo sport, lo spettacolo, la qualità. «Da noi a 12 anni i ragazzini sono obbligati a pensare alla tattica», diceva ieri a «Radio anch’io Sport» Fabio Capello, criticando l’approccio al calcio dell’Italia attuale. In Spagna tutti (o quasi) vogliono giocare bene e provano a farlo. La cosa eleva il livello medio del prodotto, dei suoi protagonisti e genera successo. Hanno le seconde squadre nei campionati nazionali e non Primavera imbottite di stranieri, e nessun timore di puntare sui giovani. Le cantere funzionano e Real e Barcellona guidano la lista dei grandi produttori di talento: hanno 75 giocatori nei primi 5 campionati europei, con 5 squadre spagnole (e le milanesi) nel Top 10. Se non sei abbastanza bravo per il Bernabeu o il Camp Nou lo sarai in luoghi importanti dove c’è minore esigenza. In Liga va più gente allo stadio, gli impianti sono più pieni, i diritti tv, tanto a livello nazionale come internazionale, costano molto di più, i fatturati sono incredibilmente più alti, gli sponsor più generosi, l’attenzione globale molto maggiore. La Serie A era l’Nba del calcio, loro fino al 2010 non avevano vinto un Mondiale. Ci guardavano con invidia e per attaccarci ci tacciavano di catenacciari: le posizioni si sono rovesciate, abbiamo il dovere di provare a ripartire.
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