Ieri gol, i primi in Serie A, per riallacciare un filo spezzatosi il primo novembre 2015 contro il Vasco de Gama. L'anno scorso Sabatini provò a darlo in prestito al Frosinone per fargli masticare la Serie A, Gerson e papà Marcao snobbarono l’idea, preferendo tornare per un po’ in Brasile. Ambientamento rimandato all’era-Spalletti, un purgatorio di panchine fino al possibile paradiso del 17 dicembre 2016. A sorpresa, nella sfida scudetto allo JuventusStadium, il tecnico lo schierò titolare. Resistette un tempo, per poi affondare in un buco nero: 9 mesi senza vedere più campo. Da allora, comunque, Gerson restò congelato fino al 16 settembre, quando Di Francesco lo ha fatto entrare col Verona, consentendogli di iniziare una nuova vita chiosata ieri così: "Mi era sempre piaciuto, tant’è che volevo portarlo al Sassuolo. Io però non mi accontento di questo e non si deve accontentare neppure lui".
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Gerson, brasiliano felice: “Scusate il ritardo, ora ho un’altra testa”
Primi gol in A e doppietta decisiva per la vittoria giallorossa: "Ma con Spalletti è stata solo colpa mia, non ero ancora pronto"
La vera resurrezione, però, ora inizia da Firenze e dalla festa brasiliana che i suoi compagni gli hanno riservato. "Ho un po’ di crampi ma sto bene – spiega Gerson, dedicando i gol alla famiglia –. Era da molto che non giocavo così tanto. L’anno scorso l’ho passato fuori. Spalletti in realtà mi aveva dato alcune occasioni, ma non sono stato bravo io a sfruttarle. Non ero ancora pronto. Quest’anno ho iniziato con una testa completamente diversa, quella giusta, e ora riesco a esprimere le mie potenzialità. La svolta però è merito di tutti, a partire da Di Francesco, che dà sempre fiducia a tutti e questo ha contribuito a far scattare qualcosa. Stavolta abbiamo vinto con la grinta, il carattere e l’orgoglio. Siamo una squadra molto unita. In fascia o in mediana non conta, devo solo giocare bene. Anzi, devo fare tutto per la Roma".
(M. Cecchini)
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