Il gol all'ultimo respiro di Patrick Cutrone ha premiato la squadra che è stata più razionale e regolare per tutta la partita, che ha sbagliato meno e alla fine ha meritato, scrive Andrea Di Caro su "La Gazzetta dello Sport". Poteva addirittura vincere anche la Roma o poteva finire in pareggio ma, risultato a parte, le sensazioni cha lasciano le due squadre sono molto differenti.
rassegna stampa
Gattuso cresce, la Roma sparisce
Non è giusto fare processi alla terza giornata, ma questa è una partenza in salita che nessuno si aspettava. Non è solo il confronto tra alcuni singoli dello scorso anno e di oggi che pesa: è l’assenza di un senso. Da trovare in fretta
Il Milan si capisce cosa sta costruendo: possesso palla, gioco che nasce dalla difesa e si sviluppa a centrocampo grazie a giocatori che difficilmente perdono o buttano via il pallone. Incursioni interne e varianti sugli esterni. Davanti un cecchino che ancora non ha trovato il gol, Higuain, ma che ne farà tanti. L’assist del Pipita che ha approfittato di un sanguinoso errore di Nzonzi vale quasi quanto un gol. Gattuso ha ora davanti una pausa di campionato da vivere con serenità insistendo sui suoi concetti. Negli anni scorsi la Roma aveva spesso dominato a San Siro, stavolta il Milan non lo ha permesso. I rossoneri devono crescere ancora molto, ma questa vittoria è una grande iniezione di fiducia.
Se il Milan sembra aver intrapreso la strada della crescita, la Roma appare invece involuta. Ancora una volta dopo la gara con l’Atalanta ha regalato un tempo con un nuovo modulo: un 3-4-1-2 mai visto finora. Tre centrali, due mediani pesanti (e lenti), due terzini a centrocampo, Pastore dietro a Dzeko e Schick. Macchinosa, zero attacchi alla profondità, errori individuali (Fazio e Kolarov sul primo gol) e collettivi. Un mezzo disastro. Di Francesco, che in tre partite ha già provato di tutto (4-3-3; 4-2-3-1, 3-2-5 nel finale con l’Atalanta; 3-4-1-2 ieri...), c’ha messo una pezza nel secondo tempo, riportando la difesa a 4, il centrocampo a 3 e inserendo un attaccante di gamba davanti. Più sicura di se stessa la squadra nella ripresa, ha pareggiato sugli sviluppi di un calcio piazzato, poi è calata nuovamente. Ma a colpire è la forbice netta oggi tra la Roma che tutti credevano potesse essere e quella che si vede invece in campo. Si è tanto parlato di giovani talenti (Under, Kluivert, Schick) di interni offensivi di centrocampo (Pellegrini, Cristante), di gente che salta l'uomo (Pastore). Una squadra sbarazzina, fantasiosa, spettacolare. Non se ne vede neanche l’ombra. Non è giusto fare processi alla terza giornata, ma questa è una partenza in salita che nessuno si aspettava. Non è solo il confronto tra alcuni singoli dello scorso anno e di oggi che pesa: è l’assenza di un senso. Da trovare in fretta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA