Di «porte inviolate» Federico Fazio se ne intende, non fosse altro che nelle 9 occasioni stagionali della Roma 8 sono state con lui come protagonista (l’unica senza alla prima di A, 4-0 all’Udinese). Sarà anche per questo che a Trigoria non esita più nessuno, «il Comandante» è troppo importante per farne a meno, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". Tanto da spingere Spalletti ad ammetterlo anche subito dopo la vittoria con il Cagliari: «Tra i nostri centrali è quello che ha più palleggio e i migliori tempi di uscita. Non possiamo fare a meno di uno come Fazio».
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Fazio, centravanti pentito. Ora ha blindato la Roma
L’argentino è il segreto della compattezza difensiva giallorossa. Ha iniziato da attaccante («Sognavo Batistuta»), poi l’arretramento
Qualcuno lo considerava lento e non adatto a giocare in una difesa a tre. Fazio ha smentito ogni luogo comune, facendo anche leva sulla sua qualità di palleggio e sui tempi di gioco, dote nella quale è quasi un maestro. Il suo percorso agonistico in campo è stato un po’ come quello del gambero: prima centravanti, poi centrocampista ed infine difensore. «Vero, da piccolino giocavo centravanti e mi piaceva pensare di essere un po’ Batistuta — ha detto lo scorso ottobre — È stato un grandissimo giocatore, ricordo ancora quello che fece con la Fiorentina e con la Roma». Al raggiungimento delle venti presenze è scattato l’obbligo di riscatto dal Tottenham (3,2 milioni di euro, oltre all’1,2 versato a giugno per il suo prestito) con un contratto già firmato fino al 2019 con un ingaggio di circa 3 milioni a stagione.
Con Fazio titolare (dalla 4a, a Firenze) la Roma in campionato ha infatti subito appena 14 gol in 18 partite (0,77 di media). A conti fatti, con quella media lì fin dalla prima giornata, la Roma oggi avrebbe la miglior difesa del campionato, a braccetto con la Juventus (16 gol subiti, contro gli attuali 18 della truppa di Luciano Spalletti). In cuor suo, tra l’altro, è convinto che la Roma possa vincere lo scudetto. Del resto, lo ha detto appena sbarcato: «Sono venuto per provare a vincere qualcosa». Ci dovesse riuscire, chissà che non rispunti per lui anche una chiamata dell’Argentina.
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