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rassegna stampa

Dzeko si è fermato. Schick e Defrel devono svegliarsi

Dopo il no al Chelsea il bosniaco non si ritrova. A Patrik serve cattiveria, Gregoire è in crescita

Redazione

L’anno scorso era davvero tutto diverso, non fosse altro perché a ogni gol di Dries Mertens ne corrispondeva uno di Edin Dzeko e viceversa. Proprio a quei 16 gol di Mertens la Roma non riesce a replicare neanche mettendo insieme tutte e tre gli arieti del proprio attacco: Dzeko (fermo appunto a quota 11), Defrel (un gol, giunto su rigore venti giorni fa contro il Benevento) e Schick, ancora all’asciutto. Il conto, in totale, dice 16-12 per Mertens. E pazienza se il belga e uno e gli altri tre, questo è tutto un altro discorso.

Mai come quest’anno la Roma ha avuto la possibilità di alternare scelte ed opzioni per il ruolo di centravanti. Nel senso che Dzeko, anche in virtù di quanto fatto proprio nella scorsa stagione, è partito titolare e quel posto – nei primi mesi di questo campionato – se l’è tenuto ben stretto a colpi di prestazioni. Nel frattempo a Roma era però arrivato anche Patrik Schick, l’uomo su cui la società ha puntato per fare lo switch con il bosniaco. Insomma, prendo Schick oggi, lo faccio crescere e appena è a certi livelli lo lancio al posto di Dzeko. Per questioni anagrafiche, ma non solo. Tanto è vero che lo switch stava per concretizzarsi già lo scorso mese di gennaio, quando la Roma aveva di fatto ceduto Dzeko al Chelsea (trattativa saltata per il mancato accordo del bosniaco con il club inglese). Il passaggio di consegne arriverà più in là, probabilmente già nella prossima finestra di mercato, quella estiva. Dove poi la Roma deciderà anche che valutazione fare delle prestazioni di Gregoire Defrel, il terzo delle prime punte giallorosse. Arrivato dal Sassuolo per fare il vice Dzeko, all’inizio è stato costretto a sacrificarsi come esterno destro a cui Di Francesco chiedeva anche tanta copertura difensiva. Poi è stato bersagliato dagli infortuni (la botta alla rotula presa a Genova il 26 novembre l’ha tenuto fuori quasi due mesi). Esattamente come Schick, che prima ha dovuto rimettersi in sesto vista la condizione approssimative e poi ha sofferto di parecchi guai muscolari.

(M. Cecchini)