Ci sono giornate che, in teoria, hanno a che fare col calcio ma in realtà sanno solo di vita. Ci sono giornate che valgono il permesso che la Roma ha concesso ad Edin Dzeko: contro Gibilterra non sarà in campo con la sua nazionale perché squalificato, ma, d’accordo con la società, è andato a Sarajevo per stare con i suoi compagni, visto che è il capitano, e partecipare anche ad alcuni eventi pubblici. L'emozione provata da Dzeko è impossibile da raccontare quando scende le scale per arrivare, da ambasciatore Unicef, in una sala dove ci sono bambini malati, poco fortunati, che indossano le mascherine ma poi, quando devono dare un bacio al campione, se le tolgono.
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Dzeko fa gol pesanti anche fuori dal campo
A Sarajevo diventa atleta dell’anno, poi da ambasciatore Unicef "gira" il premio ai bambini di due case famiglia
Dzeko viene anche premiato come atleta dell’anno del suo paese, sottolinea Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport". Lui ringrazia, sorride, per l’emozione davanti ai bimbi dimentica anche alcuni passaggi del discorso, e poi dice: "Grazie per questi momenti e questi premi e scusate se non ho detto tutto, ma ero emozionato. Quello che ci tengo a dire è che da soli non si va da nessuna parte, bisogna essere uniti, anche io ho fatto quello che ho fatto grazie ai miei compagni".
Dzeko ieri ha ricevuto il premio come atleta dell’anno in Bosnia direttamente dal ministro degli Affari civili Adil Osmanovic e l’ha girato ai bimbi di case famiglia di Tuzla e Mostar, aggiungendoci anche qualcosa di personale. Qualche sito bosniaco parla di 150mila euro complessivi: "Sono onorato per questo premio - ha detto Edin - perché penso che la Bosnia sia un paese con grandi atleti e spero che il governo stanzi altri fondi per crescere". E ieri, mentre una bambina si metteva sulle punte per abbracciarlo, con gli occhi spalancati, quando lo ha visto ha detto: "È arrivato Edin, Edin nostro".
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