Alisson adesso gioca a tennis con le critiche. Il legame con la racchetta è nel libro preferito, dopo la Bibbia, del goleiro della Seleçao: «Guga», autobiografia di Gustavo Kuerten, il miglior brasiliano di sempre, chiedere dalle parti del Roland Garros per conferma. "Tra un portiere e un tennista trovo molti punti in comune: in fondo dentro il campo siamo entrambi soli contro l’avversario", spiega il romanista. Guga idolo, Alisson ora in campo conduce 5-3, se per gioco si volessero sostituire i game con i clean sheet calcistici, ovvero il numero di porte inviolate. Cinque su otto partite stagionali, quattro su sei match di campionato: nessun portiere della Serie A ha fatto meglio. Alisson è questo. È uno a cui la Roma aveva promesso una maglia da titolare due anni fa, quando Walter Sabatini decise di andare a rovinare il piano della Juventus. Da Torino avevano inviato in Brasile un osservatore per seguire da vicino il portiere: referenze ottime, trattativa avviata, l’eredità di Buffon sistemata, mica scherzi. Poi la Roma. E una promessa: ti aspetta una maglia da titolare.
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Imbattuto in cinque gare su otto: nessuno ha fatto meglio del brasiliano
Promesse da marinaio, perché di mezzo stavolta ci si mise Luciano Spalletti e la sua voglia irrefrenabile di Szczesny. Alisson ha pazientato un anno intero, accontentandosi di giocare solo in Europa. Ora ha conquistato tutti, pure dopo un’estate un po’ così, con alcune prestazioni sottotono. Magari pure colpa di qualche chilo in eccesso con cui s’era presentato in ritiro. Smaltiti tutti, spariti i dubbi, il rendimento è una logica conseguenza ma non può essere una sorpresa, per il titolare del Brasile.
(D. Stoppini)
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