Negli Anni Sessanta c’era Bruno Martino che cantava: "Odio l’estate". Cambiando un po’ il testo, la malinconia che intride la canzone potrebbe funzionare anche per Eusebio Di Francesco, pronto a intonare: odio il mercato. "Come tutti gli allenatori del resto", specifica. "Come ho sempre detto, e lo dovete sottolineare sennò mi incavolo, non ho mai parlato di scudetto, ma di dar fastidio agli altri e cercare di migliorare la nostra classifica - afferma il tecnico della Roma in conferenza stampa - I numeri dicono che possiamo ancora puntare allo scudetto, non siamo distanti e ci manca una partita. Per questo sarà una settimana molto importante per definire gli obiettivi e dare una risposta a noi stessi e alla gente su chi siamo davvero. I ragazzi li ho trovati bene, motivati. C’è voglia di riprendere ciò che abbiamo lasciato per strada. Perciò pretendo concentrazione da qui alla fine del nostro percorso, che non è solo il campionato ma anche la Champions. Ho chiesto più concretezza. Rivoglio la spensieratezza, la forza, la qualità delle giocate avute in precedenza. Per giocare a calcio serve coraggio. Dobbiamo migliorare la capacità di essere pericolosi sotto porta".
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Di Francesco: “Mai parlato di scudetto. Però ci provo”
Il tecnico giallorosso: "Non siamo al livello di chi ci precede, ma chiedo più gol per riprenderci i punti persi per strada"
Il motivo, per Di Francesco, è psicologico, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport". "È una questione inconscia. Qui si vive di eccessi. Venti giorni fa si sentiva parlare di una squadra e un allenatore di un certo livello, oggi sembra il contrario. Detto ciò, magari non siamo realmente ancora al livello delle squadre che ci precedono. Non dimentichiamo che questa squadra l’anno scorso è arrivata seconda, ma è uscita in Champions ai preliminari. Qualcosa di buono è stato fatto, ma non ci dobbiamo accontentare e io sono il primo a dirlo". Il problema è che il mercato possa distrarre qualche giocatore. "Mi auguro di no. Ho alzato tantissimo l’attenzione ai giocatori parlando di professionalità, che è la cosa più importante insieme al senso di appartenenza, perché quando si vive in un contesto bisogna sentirsene parte. Il mercato, comunque, fa sempre parte di questo gioco, e chi fa questo lavoro lo sa. I ragazzi devono solo concentrarsi sul risultato e dare il meglio di loro stessi".
Vale per tutti, ma in principal modo per Schick. "Deve crescere, è venuto in un ambiente difficile. Se uno non è libero con la testa, non può giocare da nessuna parte e se non è entrato in un contesto generale fa fatica. Deve ritrovare la condizione, ha lavorato per queste, ma le risposte le dà solo il campo".
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