L’attesa per i tornelli che costringono tanti spettatori ad entrare in ritardo, il traffico, il caro biglietti e anche la storia recente, che dice che le grandi notti europee partivano con i sogni e finivano con gli incubi. Come riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", la prova della Roma di ieri sera è riuscita a spazzare via tutto questo, facendo festeggiare tutti, felici come da queste parti non si vedeva da un po'. Merito di Di Francesco e dei calciatori, che hanno trascinato i quasi 60mila tifosi. Questa Roma ha ormai un'identità definita. E De Rossi lo conferma: "Siamo aggressivi con tutti, anche contro squadre che per anni avremmo atteso. E questo è un passo avanti".
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De Rossi si gode il primato: “Sognare non è più proibito”
È felice il centrocampista giallorosso dopo la vittoria sul Chelsea: "Non vinciamo per farci le foto. Andiamo avanti"
ORGOGLIO - È felice, Daniele, e come lui la Roma tutta, presente e assente, come dimostrano i post dei vari Florenzi ("Vittoria di tutti, anche del nostro giardiniere"), Strootman e Karsdorp, che si sente partecipe quanto i compagni scesi in campo. Questo, però, deve essere un punto di partenza e De Rossi lo sottolinea con chiarezza: "Dicevo negli spogliatoi prima del match che noi non viviamo molte serate di gloria in Champions League, io ricordo ancora la vittoria sul Chelsea di dieci anni fa... Una vittoria così rimane nella testa, ma non è che vinciamo per farci le foto e metterle nel comodino. Andiamo avanti".
NATO ROMANISTA - Senza guardarsi indietro, sottolinea De Rossi, che però precisa: "Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7-1. Io lo so che qui a Roma verranno fatti proclami nello stesso modo in cui siamo stati bollati come scemi per il pareggio con l’Atletico o il 2-1 col Qarabag". Ora, testa al campionato: "Contro la Fiorentina è una partita importante in una competizione dove forse possiamo sperare di più". Vero, ma è vero pure che dopo le due prestazioni contro i campioni d’Inghilterra anche in Champions sognare non è più così proibito.
(C. Zucchelli)
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