Un portentoso fascio di luce illumina il cammino della Roma: lo irradia Javier Pastore, scrive Alessio D'Urso su "La Gazzetta dello Sport". Passano appena 74’’ e il «Flaco» incanta la platea con un colpo di tacco vincente da cineteca, poi disegna pure un tracciante da piazzato per il tocco di Manolas sotto porta. E la Roma rialza la testa: "Potevamo anche vincere. Il mio gol è stato frutto di una bella giocata e per fortuna il pallone è entrato, è una rete che è servita per il pari...". Alla fine Pastore si prende la scena e il cuore dell’Olimpico riannodando il filo tattico con l’Huracan elettrico di Angel Cappa, quella squadra argentina che nel 2009 diventò all’improvviso un lampo di bel gioco durato appena 19 partite. Eusebio Di Francesco ieri lo ha rimesso nella posizio ne a lui più congeniale dopo l’esordio contro il Torino: esterno alto a sinistra in avvio, pronto a spostarsi in mezzo, dove poi stabilmente ha giocato nella ripresa infuocata di ieri.
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Con un tacco da cineteca Javier strega l’Olimpico
Prima il gol, poi il tracciante piazzato per il pari di Manolas: da ieri Pastore ha cominciato a guidare il suo gregge
E all’Olimpico Pastore ha giocato per la squadra. Non ancora a pieni giri, magari. Ma servendo sempre quella palla col contagiri (come in occasione del prezioso assist non sfruttato appieno da Schick nel finale) di cui la Roma avrà sempre bisogno d’ora in poi: "Nel secondo tempo, siamo scesi in campo con un’altra voglia, con più carattere". Da ieri Pastore ha cominciato a guidare il suo gregge.
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