rassegna stampa

Caniggia: “L’Atalanta? Corre come me. Totti non merita di giocare poco”

Il doppio ex e la sfida contro la Roma : "Il mio erede? Il Papu. Con Doni che corse in auto, una volta ha messo sotto il cane di Vavassori »

Redazione

Claudio Caniggia vive a Marbella da 10 anni con un dubbio esistenziale: "Se amo l’Italia, perché sono qui?". E’ lì perché l’hanno spinto i nuovi interessi, ma il cuore lo porterebbe lontano dalla Spagna. Ex Roma, ex Atalanta e tanto altro ancora. Il figlio del vento. Prima della sfida dell’Olimpico si racconta così a Longhi su La Gazzetta dello Sport.

Nostalgia dell’Italia?

"C’è sempre, tantissima".

Le ricordano ancora il gol che ci ha buttato fuori a Italia 90?

"Certo, e rispondo che sono stato bravo io. Zenga non ha colpe, anche fosse rimasto in porta non so se l’avrebbe parato. Era un’azione veloce".

Sorpreso dall’Atalanta?

"Un po’ sì. La seguo sempre, l’ultima partita che ho visto è stata quella di San Siro con l’Inter, un incidente di percorso. Sta facendo un campionato spettacolare. Mi hanno stupito soprattutto Conti e Caldara, giocano in modo naturale, hanno dimostrato di avere una forte personalità".

C’è un nuovo Caniggia in giro?

Sinceramente non ne vedo. Anzi, forse sì: è il Papu Gomez".

L’Atalanta andrà in Europa?

"Sì, ma sarà decisiva la partita col Milan".

Gasperini?

"Mi sembra molto bravo, ha rischiato lanciando i giovani".

Come finisce all’Olimpico?

"Direi pari: va bene soprattutto all’Atalanta".

La Roma può sperare ancora nello scudetto?

"Impossibile, la Juve è troppo forte, troppo solida".

E’ il 28 marzo 1993, Brescia-Roma 0-2, Boskov in panchina: Caniggia segna e si ricorda chi debutta quel giorno?

"Come no? Francesco Totti. Quando veniva ad allenarsi con noi si intuiva già che avrebbe fatto una carriera fantastica, Per questo non capisco il senso di farlo giocare pochi minuti. Lui merita un altro finale, non deve farsi compatire. Bisogna saper scegliere il momento di chiudere".

Lei ha chiuso con la Roma nel modo peggiore: 13 mesi di squalifica per doping.

"Ho sbagliato, ho pagato. Ma la punizione è stata esagerata, non era un inganno. La cocaina non ti fa giocare meglio. Avrebbe avuto più senso una squalifica inferiore e un periodo ai servizi sociali, come succede negli Stati Uniti".