In tante risposte c’è la parola stadio. Sembrerebbe un’ossessione. E forse lo è. Anche se James Pallotta ci tiene a chiarire: "Se si pensa che io sia più ossessionato dallo stadio rispetto alla squadra, è perché non passa il mio messaggio: è proprio perché sono ossessionato dalla squadra che ho questa determinazione a costruire lo stadio, per mettere su un gruppo in grado di competere stabilmente con certi avversari" riporta La Gazzetta dello Sport.
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A tutto Pallotta: “Con lo stadio tra le big d’Europa”
Il patron giallorosso: "Ritardi e risultati deludenti. Derby e Porto, basta giocare come sappiamo"
Nell’intervista al sito del club che fa parte della rubrica Questo sono io, Pallotta prova a raccontarsi in una veste inedita. Quando parla del derby, ad esempio, o del Porto, Pallotta si mostra diplomatico, mentre in passato era stato più diretto: "Abbiamo delle grandi partite, è per questo che giochiamo a calcio. Non chiedetemi un pronostico, ma se giochiamo come so che possiamo fare, siamo in grado ottenere i risultati di cui abbiamo bisogno". Bisogno è la parola chiave dell’intervista, che va di pari passo con lo stadio. "Non nascondo – ammette Pallotta – che gli ultimi mesi sono stati difficili tra i ritardi e alcuni risultati che mi hanno deluso. Io odio perdere. Più di ogni altra cosa. So che alcune squadre hanno a disposizione un budget due o tre volte più grande del nostro, ma non riuscire a competere sempre e a certi livelli mi disturba comunque. Non possiamo diventare un top 10 Club senza uno stadio, è il punto di svolta".
Sul futuro: "Ho 61 anni, quando forse ne avrò 75 non starò più qui, ma questo non è un progetto a breve termine. Quando lascerò voglio che le persone sappiano che ho fatto tutto ciò che potevo fare per la Roma".
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