Adesso no, quando non si sa, ma firmerà. La Roma è convinta che il futuro di Spalletti non possa spostarsi lontano da Trigoria. Almeno per un po’. La scadenza del suo contratto – fissata al prossimo giugno – si avvicina minacciosa eppure nessuno in società, da Pallotta in giù, sembra preoccupato. Semmai, i dirigenti apprezzano la linea scelta dall’allenatore: il toscano ha legato il suo rinnovo al rendimento della squadra. Un modo per tenere sulle spine i giocatori e assumersi per primo le responsabilità, non esattamente una consuetudine nel mondo del calcio, dove quasi sempre i protagonisti non si fanno certo problemi a firmare accordi pluriennali. Spalletti è un’eccezione, lui che potrebbe ottenere subito un contratto lungo e più ricco: Pallotta ha piena fiducia in lui e nel suo staff, vorrebbe affidargli un progetto per diverse stagioni (come fece, sbagliando, con Garcia), ma bisogna aspettare. Non certo per questioni economiche, visto che il tecnico si è «sistemato» durante gli anni trascorsi in Russia allo Zenit. Da settimane ormai Spalletti ripete lo stesso ritornello sull’argomento e lo ha ribadito lunedì sera a margine di una cena benefica a Firenze. «Io non vado in campo – ha aggiunto a Mediaset – giocano i calciatori e i contratti vanno fatti a loro che determinano i risultati della partite. Abbiamo la necessità di fare cose importanti e non vuol dire per forza portare a casa un titolo ma anche infondere un modo di lavorare serio per il futuro di una società grandissima come la Roma». Un giro dialettico dei suoi che potrebbe essere sintetizzato così: resto se vinco o se facciamo tutto il nostro dovere per riuscirci. D’altronde legare il futuro allo scudetto sarebbe come scommettere sull’addio, visto che bisogna competere con una Juventus più ricca e più pronta. Detto questo, guai ad arrendersi dopo un avvio di campionato incoraggiante. «Noi dobbiamo avere delle sane ambizioni che non calpestano gli altri – continua l’allenatore – ma che hanno la voglia di misurarsi contro chiunque. Vale per tutti, anche l’Inter che con Pioli si sistemerà».
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La firma di Spalletti è solo rinviata. Il tecnico frena ancora ma il club è fiducioso
La scadenza del suo contratto – fissata al prossimo giugno – si avvicina minacciosa eppure nessuno in società, da Pallotta in giù, sembra preoccupato
Dal mercato aspetta un sostituto di Salah, in partenza a gennaio per la Coppa d’Africa, ma non può dirlo. «Abbiamo usato poco giocatori come El Shaarawy e Iturbe, poi c’è Totti che in posizione diversa può completare l’attacco. Quando andrà via Salah siamo nelle condizioni di trovare una soluzione in casa. Ci ha penalizzato l’infortunio di Florenzi, però abbiamo una rosa numerosa e io dormo tranquillo, se non ci succede qualcos’altro…». In realtà i dirigenti stanno cercando una sistemazione a Iturbe per creare un tesoretto utile all’acquisto programmato: al momento il budget è nullo o quasi. Discorso diverso per Gerson, che assicura: «Non c’è alcuna trattativa per andare via in prestito e non ho mai pensato a quest’eventualità». Il presente si chiama Atalanta: recuperati Manolas, Totti ed Emerson, Paredes ci prova. Rientrato anche Szczesny, oggi è il turno di De Rossi e domani di Alisson e Iturbe. La Roma torna (quasi) al completo per restare in scia alla Juve. E togliere gli ultimi dubbi a Spalletti.
(A. Austini)
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