Con la politica dei piccoli passi si è abbattuto il muro di Berlino, e si è costruita l’Europa scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Invece nel calcio, se si parla di progetti a lunga scadenza, di partenze dal basso, ai più viene l’orticaria. Per la Roma di Friedkin, la notte del Bodo\Glimt può essere il passo d’ingresso nella sua nuova storia. Che parte, perché no, dalla Conference League, certo, questa coppa bistrattata, sulla quale però bisogna mettersi d’accordo: o è un trofeo internazionale, seppure il terzo in ordine di importanza come la Coppa delle Coppe che fu, o non lo è. Dato che lo è, ambire a vincerlo è sacrosanto, ha un valore sportivo evidente e anche uno economico, circa 20 milioni. I fucilatori preventivi sostengono che neppure vincere la Conference sarebbe un successone, sarebbe una cosa tra il normale e l’inutile, quasi da poveracci: tipici ragionamenti antisportivi, circolano anche tra i media. Ma a parte il fatto che se passasse il turno, la Roma raggiungerebbe la terza semifinale europea in 4 anni e seconda consecutiva. Come sempre, i tifosi avvertono tutto prima, infatti saranno il solito oceano. La notte col Bodo è il crocevia della nuova Roma. E’ importantissima. Perché poi un esito nefasto consegnerebbe la stagione a valutazioni negative, con autoflagellazioni e processi sommari, dalle conseguenze imprevedibili. Si sa, come siamo fatti. Quindi che notte, stanotte.
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Un piccolo passo verso il futuro
Per la Roma di Friedkin, la notte del Bodo\Glimt può essere il passo d’ingresso nella sua nuova storia
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