rassegna stampa

Stroncato dal virus anche il papà di Totti: “Addio allo Sceriffo”

"Tutto quello che mi hai insegnato, lo sto trasmettendo ai miei figli, ai tuoi nipoti. Grazie per tutto papà mio, anzi sceriffo" il post su Instagram del Capitano lo scorso 19 marzo

Redazione

Lo Sceriffo, il papà del Capitano, non c'è più. Enzo, il padre di Francesco Totti, si è arreso, ieri nel primo pomeriggio, al Coronavirus, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

A incidere sul suo destino, all'età di 76 anni (festeggiati il 3 maggio), altre patologie che lo hanno reso più vulnerabile quando a colpirlo è stato anche il Covid-19: il diabete, la pressione e anche il cuore che lo mise in allarme qualche anno fa. I primi sintomi all'inizio della scorsa settimana, da martedì sempre più evidenti. Giovedì il ricovero allo Spallanzani. E nel weekend si è aggravato, senza dunque riuscire a superare la crisi.

C'è chi non ha mai saputo che si chiamasse Enzo. Lo Sceriffo e basta. A Trigoria e fuori. Qui e all'estero. Perché lui, anche se ha sempre provato a evitare l'aereo (lo prese per Praga, non volendosi perdere la finale del mondiale 2006 a Berlino), ha seguito il figlio in ogni stadio d'Italia e d'Europa. In macchina o, quando il gruppo si allargava, affittando il più comodo dei van.

Risate e scherzi ad accompagnare ogni giornata. Nel privato e in famiglia. Non in pubblico, dove non si è mai preso la scena. Timido e schivo. Lasciò il posto in banca prima dello scudetto del 2001 perché gli pesava in ufficio il ruolo di padre di Totti. I colleghi, almeno una volta al mese, li riuniva a pranzo per prendersi un po' in giro. E, con il cuore grande così, per aiutarli se si fossero trovati in difficoltà. Fa un certo effetto che si sia chiamato fuori insieme con Francesco. È come se avessero smesso insieme. Lo Sceriffo non è più andato all'Olimpico dal 28 maggio 2018, dove si è sempre presentato al fianco di mamma Fiorella e del primogenito Riccardo. Ha detto basta il pomeriggio dell'addio al calcio del numero 10, partita casalinga contro il Genoa, con Pallotta e Spalletti fischiatissimi dai settantamila tifosi. Ha chiuso pure lui e di sicuro sofferto, avendo regalato il primo pallone a quel biondino.

"Tutto quello che mi hai insegnato, lo sto trasmettendo ai miei figli, ai tuoi nipoti. Grazie per tutto papà mio, anzi sceriffo" il post su Instagram del Capitano lo scorso 19 marzo.

A Trigoria Enzo è stato ospite quotidiano. Appuntamento fisso ogni mattina, in particolare quando Spalletti cominciò la sua prima avventura in giallorosso, ormai 15 anni fa: pizza bianca e mortadella. "Sceriffo, la porti solo se vinciamo, però". E partì la raffica degli 11 successi consecutivi. Abbuffata in campo e fuori. A volontà per dipendenti, dirigenti, allenatori e giocatori. E, come se non bastasse, fu lui a far scoprire la porchetta all'asturiano Luis Enrique.