Totem, leader, capitano o più semplicemente finalizzatore. Edin Dzeko, a 34 anni, resta sempre e comunque al centro della Roma, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.
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Senza Dzeko non è la Roma
Edin sempre più decisivo e uomo squadra: oggi ma anche in futuro la squadra non può prescindere dai suoi gol e assist
In campo e fuori, è il riferimento del gruppo, della società e, dal giorno dello sbarco di Fonseca a Trigoria, dell'allenatore. Come centravanti, basterebbero i gol per chiarire che, pure in qualche fase di scarsa lucidità davanti alla porta, è riuscito a far la differenza. Da calciatore universale, con il modello di van Basten. Piede garbato quando va a rifinire, pesante al momento di concludere. In carriera viaggia a 360: 292 reti in 661 gare con le squadre di club, più le 58 nelle 101 partite con la Bosnia.
È impensabile la Roma senza Dzeko. Il carisma e l'efficacia dell'attaccante lo rendono insostituibile. Soprattutto di questi tempi in cui Pallotta cerca l'erede e aspetta Friedkin o chissà quale fondo per farsi da parte (attende, comunque, il verdetto della fase finale dell'Europa League). La proprietà Usa non guarda al possibile investimento di mercato, ma solo al profondo dimagrimento della rosa. Non è ipotizzabile cedere, dunque, il centravanti titolare senza avere il sostituto di pari livello. Eppure, come è accaduto il 15 luglio nella partita contro il Verona all'Olimpico, anche il diretto interessato ha capito che la certezza di rimanere non ce l'ha. Ha chiuso quel match prima dell'intervallo senza però festeggiare. Perché, sottotraccia, il management del presidente sta cercando chi possa pagargli lo stipendio e riesca anche a versare qualche milione nel forziere vuoto di Trigoria. Il prezzo fissato è alto, 10 milioni, anche perché Edin guadagna 7,5 milioni. Stipendio ingombrante.
L'Inter lo convinse l'estate scorsa, ma Fienga (e Petrachi) non ritenne giusto darlo via in saldo. Conte non si è arreso: non si può escludere il nuovo tentativo. Piace pure al Napoli e alla Juve.
La Roma, se non riuscirà a monetizzare il suo addio, dovrà tenerselo. Dando la priorità ad altre dismissioni, più o meno 14, per alleggerire il monte ingaggi. Il sorriso, intanto, sta tornando. Come la forma, in tempo per il finale in Europa League.
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