Habemus Petrachi. "Comincia un’avventura ambiziosa e stimolante. Conosco bene le aspettative di un club e di una piazza così importanti"ha detto ieri il neo ds giallorosso.
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Schivo e di poche parole, ecco Petrachi ds operaio
Un animale da campo, lo definiscono a Torino, casa sua per dieci anni
Petrachi è il quarto direttore sportivo della Roma americana, arriva dopo Sabatini, Monchi e Massara, quest’ultimo presente spesso senza aver mai avuto pieni poteri, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Diverso da Sabatini, diverso da Monchi. Un animale da campo, lo definiscono a Torino, casa sua per dieci anni (arrivava dal Pisa) e li, per venire alla Roma, ha pure dovuto lasciare circa 100 mila euro.
Ha lavorato all’ombra di Foschi, è stato per un bel po’ a braccetto con Ventura (e il vice Sullo) e Cairo, con loro ha potuto mettere in piedi operazioni di rilievo, come Immobile, Cerci, Belotti (con Ventura si litigano la paternità dell’operazione), Peres, Maksimovic, Zappacosta, Glik, D’Ambrosio, Darmian, per citarne qualcuno, e altri pure dopo come Baselli, Rincon (uno dei suoi preferiti) e Nkoulou.
A Torino gli rimproverano acquisti come Iturbe, Sadiq, Masiello, Barreto, Ajeti, Larrondo, Dolly Menga etc etc. Non ama sostare davanti alle telecamere, lo descrivono come un uomo leale, schivo, distante, uno che non ama parlare.
Figlio di Bruno, indimenticato menestrello del folk e chi conosce bene Gianluca lo racconta come un abile cantante e ballerino. Buon sangue, insomma. Il suo obiettivo principale era portare a Roma il suo amico Conte, ricomincerà da Fonseca. Pure lui avrà a che fare con la presenza costante di Baldini, con cui nel tempo si sono confrontati-scontrati gli stessi Sabatini, Monchi e pure Massara.
La missione sarà la solita dei suoi predecessori: abbassare i costi, fare plusvalenze, mettere in ordine il bilancio e rinforzare la squadra. Sarà un lavoro duro.
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