rassegna stampa

Roma, tra fatti e misfatti

Non solo la direzione di gara alla base della sconfitta col Barça: la squadra segna poco e non ha ricambi veri in mezzo al campo

Redazione

Monchi, nonostante il verdetto quasi definitivo del Camp Nou, ancora non volta pagina. Cioè fino a martedì sera la Roma deve comunque sentirsi in Champions. L’intervento del ds, come riporta Ugo Trani su Il Messaggero, è mirato alla partita di ritorno e soprattutto al percorso fatto finora nella competizione. "Abbiamo battuto il Chelsea, a ottobre, proprio tre a zero. E quindi sappiamo come si fa a vincere, con un punteggio largo, contro una big d’Europa. Tra l’altro all’Olimpico, in questa edizione della coppa, non abbiamo preso nemmeno un gol. Ma adesso c’è la Fiorentina: il primo pensiero, insomma, va alla prossima gara di campionato". La realtà, dunque, e non il sogno.

La sconfitta di mercoledì sera, però, è accostabile alle precedenti solo per la goleada. Perché la partita del Camp Nou ha raccontato altro. Lo scarto di 3 reti è eccessivo e anche casuale. L’arbitro olandese Makkelie ha cambiato la storia del match, negando i rigori per i possibili 1 a 0 (Semedo su Dzeko) e 1 a 1 (Umtiti su Pellegrini). I giallorossi, come ha evidenziato Di Francesco, hanno dato il loro contributo con le autoreti di De Rossi e Manolas, per il 2 a 0 dopo meno di un’ora, e l’assist di Gonalons a Suarez, per il 4 a 1 che santifica probabilmente la qualificazione del Barcellona prima ancora di giocare il ritorno all’Olimpico. Su 5 reti, sono 3 i marcatori della Roma, anche se l’unico gol da festeggiare è stato quello di Dzeko.  Il 10° ko della stagione è diventato anche il più pesante di questa gestione tecnica: mai presi 4 gol da Alisson. E’ successo solo mercoledì sera, nel 40°match dell’annata.

"La sconfitta è solo colpa mia: più grave il mio errore di quelli dell’arbitro" ammette Perotti. Makkelie non deve essere l’alibi da sventolare in Europa. La Roma è entrata, dopo 10 anni, tra imigliori 8 club del continente, senza avere però la rosa delle big. Va, dunque, perfezionata nei ruoli chiave. Manca il regista. Quello del futuro dovrà essere rapido di pensiero e di gambe. Non come De Rossi e Gonalons, per capirsi. E va individuato sul mercato il finalizzatore da sommare a Dzeko: il vuoto lasciato da Salah non può essere riempito solo dal ventenne Under. Nè da Schick che, per la cronaca, ancora non ha debuttato in Champions. In difesa, aspettando Karsdorp, bisogna migliorare come qualità. Perché Di Francesco, almeno tatticamente, ha dato un’identità alla squadra. Che, però, è sempre penalizzata da errori individuali: davanti si spreca, a centrocampo regnano l’imprecisione e l’approssimazione, dietro ci si addormenta pure di giorno.