Chissà cosa sarebbe uscito dalla bocca di Claudio Ranieri lo scorso 2 ottobre, al termine di Monza-Roma quando, sul 2-2, l'arbitro La Penna aveva pensato bene di non fischiare in area di rigore un fallo di Kyriakopoulos su Baldanzi, e il Var Aureliano (Mourinho, ricordi?) di non richiamarlo per controllare meglio, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. La Roma magari avrebbe vinto e Juric avrebbe lasciato con un successo in più (doveroso) contro l'ultima in classifica. Chissà. Forse Claudio si sarebbe scagliato contro il direttore di gara, come ha fatto lunedì sera a Bergamo, o forse contro il designatore Rosetti, come accaduto a Porto. Di sicuro non sarebbe stato in silenzio, come, per sua stessa volontà, il resto della squadra. Ranieri si è beccato un giallo a Gewiss, mentre le dure parole pronunciate pochi minuti dopo l'andata del playoff di Europa League - e all'indomani è stato spalleggiato dalla società, che ha inviato una lettera di protesta all'Uefa - gli sono costate solo una multa. Ranieri è stato allenatore e dirigente in quest'occasione, stavolta nessun altro è intervenuto per spalleggiarlo. Nella battaglia contro gli arbitri si è messo in prima linea. Il suo discorso era chiaro: la fallacia di Bergamo era sull'interpretazione del protocollo, che quest'anno ha lasciato scontenti più di un suo collega, da Conte a Baroni, fino a Nesta. Il tecnico della Roma l'altra sera poi si è scontrato con Luca Marelli, ex direttore di gara e ora opinionista Dazn (ufficialmente non rappresentante della classe arbitrale), il quale invece, qualche tempo fa, aveva ammesso che, "dopo un contatto, se l'arbitro ha deciso, il Var non interviene".
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Roma-arbitri: scontro totale
La rabbia di Bergamo era sull'interpretazione del protocollo, che quest'anno ha lasciato scontenti più di un suo collega, da Conte a Baroni, fino a Nesta
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