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Ripartenza Roma: voglia di Joya. Tutto su Dybala ma è rebus rientro

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Se c’è il numero 21 giallorosso è una storia. Se manca, un’altra, spesso molto più triste. Numeri di squadra e individuali che non regalano la percezione che dà quando è in campo

Redazione

Il più bel regalo di Natale, sarebbe rivederlo a Trigoria il 26, alla ripresa degli allenamenti scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Mourinho già sa che non accadrà e che dovrà rassegnarsi e attendere, nella migliore delle ipotesi, almeno altri 2-3 giorni. Dybala, infatti, come accaduto già agli altri tre nazionali giallorossi, una volta laureatosi campione del mondo con l’Argentina, avrà diritto ad una decina di giorni di vacanza. Né più né meno di quanto toccato già ai suoi compagni di squadra. Viña, ad esempio, eliminato con l’Uruguay il 2 dicembre, è tornato a Trigoria il 14 come Zalewski che tuttavia si è decurtato un paio di giorni, essendo stato estromesso con la sua Polonia dal mondiale il 4. Rui Patricio, invece, ko con il Portogallo contro il Marocco il 10 dicembre, pur non avendo disputato nemmeno un minuto ha raggiunto i compagni soltanto l’altro ieri. Ricapitolando: 12, 10 e 10 giorni. E anche se la Roma non ha una soglia minima sindacale, ma affronta le questioni singolarmente, considerando che il calciatore, dopo il rientro a Buenos Aires, ha raggiunto Cordoba e poi Laguna Larga per salutare il fratello Gustavo e gli amici d’infanzia (prima di ripartire con la fidanzata Oriana Sabatini), appare difficile vederlo sbarcare a Roma prima di giovedì. Al di là di una forma atletica da ritrovare, c’è una Roma con Paulo e un’altra senza. Inutile girarci intorno, sperimentare una squadra con il falso nueve, un’altra con Abraham e Zaniolo in coppia, una che difende a quattro o un’altra che lo fa a tre. Se c’è Dybala è una storia. Se manca, un’altra, spesso molto più triste. Del resto i 21 minuti finali disputati dall’argentino contro il Torino, ultima partita prima della lunga sosta per il mondiale, sono stati eletti a manifesto dell’incidenza della Joya. Nei 69 precedenti, con l’argentino in panchina, la squadra era stata capace di tirare appena 5 volte, non prendendo mai lo specchio e non rendendosi mai pericolosa. Con Dybala, in appena 21 minuti, 8 conclusioni, di cui 3 a chiamare in causa il portiere Milinkovic, un rigore sbagliato, una traversa e il gol di Matic. Basta? Perché altrimenti si potrebbero aggiungere i numeri della Roma con Dybala e senza. Nel primo caso, Mou viaggia con una media di 2,22 punti a gara (20 in 9 gare), senza naufraga a 1,16. Il giorno e la notte. Per non parlare della capacità offensiva: 12 reti con lui in campo (di cui 5 segnate dallo stesso Paulo che ha poi confezionato anche 2 assist), appena 4 senza. Tre volte di più. Senza contare anche il dato relativo alla costruzione di azioni che portano al tiro: la sua media nei 90’ è la settima in Serie A, a quota 4,99 e in larga parte su palla in movimento. Numeri di squadra e individuali che non regalano la percezione che dà quando è in campo: come tutti i campioni, basta la presenza, per far rendere meglio anche gli altri.