"Se la Roma ce lo chiede, siamo pronti a cambiare zona per realizzare lo stadio". Così parlò Virginia Raggi, nell'intervista di ieri mattina a RaiNews24. Un'apertura, scrivono Stefano Carina e Ernesto Menicucci su Il Messaggero,la prima in maniera così netta, su quello che invece sembrava un tabù: lo stadio della Roma a Tor di Valle, oppure in nessun altro posto. Raggi si rivolge ai Friedkin, padre e figlio, entrambi molto presenti al contrario di James Pallotta sulle vicende societarie: "È un'opera dice la sindaca portata avanti da privati, devono loro scegliere dove farlo. La precedente proprietà voleva Tor di Valle e noi siamo andati su quel sito, ma siamo aperti qualora ci fosse una diversa idea. Noi siamo la pubblica amministrazione". E gli americani? "Basiti", trapela da Trigoria. Ancora più "spiazzati di quando disse che entro dicembre sarebbe arrivato il regalo di Natale ai tifosi".
rassegna stampa
Raggi e lo stadio: “Pronti a spostarci da Tor di Valle”
La sindaca si rivolge ai Friedkin: "Siamo aperti qualora ci fosse una diversa idea. Noi siamo la pubblica amministrazione"
La Roma comunque non ha abbandonato Tor di Valle. Non ancora, comunque. Per il club giallorosso, al momento, il dossier sul tavolo "è ancora uno solo". E l'ipotesi Flaminio, circolata nei giorni scorsi, viene scartata con una scrollata di spalle.
Resterebbero le aree di Fiumicino (altro comune) e di Tor Vergata, ma qui subentrerebbero altri fattori: per arrivare a questo punto nel progetto Tor di Valle, con tutte le sue criticità e problemi, ci sono voluti otto anni. Cambiare area significherebbe ricominciare da capo, con una prospettiva di altri 4-5 anni almeno di lavori, tra nuova progettazione, business plan, opere pubbliche. Quasi come mettere una pietra tombale su ogni velleità di realizzare uno stadio di proprietà, obiettivo che invece dai Friedkin continua ad essere considerato di vitale importanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA