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rassegna stampa

Paulo, un anno in maschera

LaPresse

Dal culto del calcio spettacolo all’obbligo del risultato: i 12 mesi di Roma per Fonseca sono passati tra alti e bassi `

Redazione

Alla Roma servirebbe un supereroe che possa salvarla da un futuro incerto dandole prospettive solide che possano contemplare anche qualche trofeo, scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero.

L'uomo in maschera potrebbe essere Fonseca già abituato a indossarla ai tempi Shakhtar quando il travestimento da Zorro ha riempito le prime pagine dei giornali internazionali. Oggi è un anno che Paulo ha firmato con la Roma e non solo è costretto a indossare quella sanitaria di mascherina, ma non è nemmeno in condizione di poter stilare un bilancio della sua annata, a causa dei continui alti e bassi che l'hanno caratterizzata.

Le deludenti prestazioni inanellate da gennaio fino alla fine di febbraio (molto bene tra novembre e dicembre, invece) hanno sbattuto i giallorossi al quinto posto, una posizione pericolosa perché non garantirebbe l'ingresso in Champions, obiettivo vitale per la società di Pallotta.

Fonseca è stato scelto per raggiungerlo e per portare in Italia il suo gioco volto all'attacco, ma dopo un mese dall'inizio del campionato si è reso conto che alcune delle strategie adottate non si sarebbero mai sposate con la Serie A.

Il portoghese ha vissuto anche uno dei periodi più neri della recente storia giallorossa legato agli infortuni. Gran parte delle responsabilità sono dovute alla preparazione atletica - che si è svolta in estate ai 30 gradi di Trigoria - e alle condizioni dei campi solo recentemente rizollati per volere dell'ad Fienga su richiesta della squadra. Dall'infortunio di Zappacosta (rottura del legamento crociato) il 4 ottobre e mai più tornato in campo, allo stesso riportato da Zaniolo tre mesi più tardi, passando per Pastore (indisponibile 98 giorni), Cristante (73), Mkhitaryan (75), Under (45), Diawara (56), Kluivert (46) e tanti altri di minore entità per un totale di 45 infortuni in sei mesi. Una situazione complicata da gestire, ma che non ha colto impreparato Fonseca portandolo a scovare soluzioni funzionali come quella di spostare Mancini a centrocampo quando sia Diawara che Cristante erano in infermeria. Paulo ha avuto anche la forza scartare Florenzi, ha provato a telefonare a Higuain in estate per convincerlo ad accettare la Roma e lo ha fatto anche con Veretout, Ibanez e Villar. Ha messo Dzeko al centro del progetto e si è speso per il futuro di Smalling e Mkhitaryan. Un allenatore di carattere su cui la dirigenza ha ripiegato dopo i no di Sousa, Gasperini e Conte, ma che per essere incoronato supereroe dovrà salvare la Roma portandola in Champions.