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Mou-Friedkin, guerra fredda e il futuro è tutto da scrivere

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Domenica il tecnico sarà in panchina dopo quasi un mese di assenza in Serie A ma certezze che resti anche il prossimo anno lui stesso non ne ha

Redazione

Nulla è ancora deciso del futuro di José Mourinho, scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero. Unica cosa certa è che domenica sarà in panchina dopo quasi un mese di assenza in Serie A (ultima volta il 5 marzo con la Juve). Il tecnico ha imparato ad amare la Roma ma resta comunque un professionista del calcio con profonda dipendenza dalle vittorie. E allora, perché rimanere in un club che deve viaggiare con il freno a mano tirato a causa delle rigide norme del fair play finanziario? E soprattutto, perché restarci se ci sono altre società blasonate, ricche o in crescita pronte a soddisfarlo? Domande retoriche, perché in realtà certezze che resti anche il prossimo anno lui stesso non ne ha. Troppi i fattori che incideranno sulla decisione, in primis gli investimenti che la proprietà potrà fare sul mercato, ma anche le ambizioni. La mancanza di dialogo con Friedkin fa intuire che tra i due ci sia una guerra fredda. José è un dipendente e deve rispettare i tempi che il presidente impone, ma non vuole accettare passivamente il ruolo di impiegato in attesa degli eventi.  E questo sarebbe un ulteriore motivo per troncare la storia con la Roma.

Esistono delle tensioni ed entrambe le parti cercheranno di tutelare la propria immagine in caso di divorzio.  Frecciate, messaggi velati, parole sussurrate o fatte trapelare che danno un quadro preciso della situazione.