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rassegna stampa

La Roma è a pezzi: addio Champions

LaPresse

I giallorossi durano un tempo, poi il crollo fisico davanti al Milan, che passa con Rebic e un rigore di Calhanoglu: il quarto posto diventa ormai un’utopia

Redazione

Il crollo di Milano è pesante. Tecnico, tattico, fisico e comportamentale, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

La Roma, già fragile mercoledì sera all'Olimpico nel successo in rimonta contro la Sampdoria dopo i 115 giorni di pausa, alza bandiera bianca a San Siro, dove rimane in partita solo per meno di mezz'ora, chiamandosi fuori dalla volata Champions a 10 giornate dal traguardo.

Il Milan, senza Ibrahimovic e fin qui mai capace di battere nessuna delle migliori 6 della classifica, si toglie il gusto della prima volta: 2-0 certificato dalle reti di Rebic e Calhanoglu su rigore. Ovviamente con i soliti regali, nella circostanza di Zappacosta, Diawara e Smalling. Solo la prestazione di Mirante è accettabile: il portiere tiene in corsa i compagni finché può. La situazione è preoccupante: l'Atalanta quarta è più lontana (+ 9 punti, 10 con il vantaggio negli scontri diretti) e il Napoli sesto più vicino (- 3, domenica lo scontro diretto al San Paolo). Adesso bisogna difendere il 5° posto per non bucare pure la qualificazione all'Europa League.

La Roma è completamente diversa da quella che è ripartita dopo il lockdown. E si vede subito in campo. Il 4-2-3-1 si accorcia perché la difesa sale dietro ai mediani Cristante e Veretout che trovano ai loro lati Mkhitaryan e Kluivert, disponibili al sacrificio. Pressing e aggressività permettono ai giallorossi, fino alla mezz'ora, di avere il controllo della partita. L'illusione della svolta c'è, con 6 italiani dall'inizio. Dzeko fallisce però di testa, su pennellata di Kluivert, la palla per il vantaggio. Il Milan, in apnea sui lati e leggero nei fantasisti, si riprende prima dell'intervallo: Bonaventura spara alto, Chalanoglu invece arriva sbilanciato sul cross di Theo Hernandez.

I cambi, utili per ribaltare il match contro Ranieri, a San Siro hanno l'effetto contrario: Perez per Kluivert, Perotti per Mkhitaryan, Kalinic per Dzeko, Pastore per Pellegrini e Diawara per Cristante. La Roma peggiora.

Dzeko è di solito l'unico che segna e alza il baricentro della squadra: uscendo sullo 0-0, è almeno perplesso.  Zappacosta sbaglia e Rebic firma il vantaggio, nonostante la doppia parata, la prima su Kessie, di Mirante. Diawara imita il compagno e Smalling atterra Theo Hernandez per il rigore trasformato da Calhanoglu.