La road-map tracciata da Pallotta è chiara: prendere tempo, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Inimmaginabile per l’imprenditore bostoniano uscire dopo 9 anni con una minusvalenza dall’asset-Roma, per il quale con i suoi soci ha versato dal 2011 circa 270 milioni. E così anche l’ultimo assalto, respinto, di Friedkin - benché il presidente giallorosso, interpellato ieri da Il Messaggero si sia affrettato a smentire la nuova offerta, etichettandola come una "fake news, ai conti della Roma ci penso io" - è la conferma che Jim di concludere l’affaire-Roma in perdita non ci pensa minimamente. Nemmeno se la proposta, confermata invece negli ambienti economici, avrebbe rappresentato ossigeno per le casse societarie.
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Jim, la strada per il rilancio
Pallotta non vuole svendere la società la valorizzazione passa per la Champions
Nei 570 milioni offerti da Friedkin sarebbero stati compresi anche un versamento nelle casse societarie di una novantina di milioni, 55 come completamento dell’aumento di capitale già varato e 35 per ulteriore necessità di liquidità. Pallotta, però, l’ha rigettata.
Indice di come non prenda, al netto delle smentite, nemmeno in considerazione una proposta che anziché farlo uscire con una plusvalenza di 90 milioni - come sarebbe accaduto con l’offerta originaria - ora lo vedrebbe in perdita, insieme alla quarantina di azionisti che rappresenta, con un rosso intorno ai 100.
Agevolato così dal decreto liquidità che gli permetterà di ritardare fino al 31 dicembre 2020 quello che resta della ricapitalizzazione (55milioni) e con la questione-stadio che ha ripreso linfa e potrebbe ottenere il via libera del Comune nelle prossime settimane, Pallotta scommette su Fonseca.
Arrivare in Champions, infatti, garantirebbe quei 50-60 milioni che diventerebbero decisivi per il club. Il resto lo farebbero le cessioni - che già dal prossimo mese caratterizzeranno il lavoro di Petrachi - e il factoring, cedendo i propri crediti riguardanti il futuro botteghino, al fine di ottenere subito liquidità.
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