Sono come lo yang e lo ying. Dybala è luminoso, energico, solare, inclusivo. Dovbyk invece appare (perché poi in privato sa anche sorridere) introverso, freddo, intristito e inevitabilmente divisivo. Due facce di una medaglia che oggi guarda al presente ma inevitabilmente si riflette nel futuro. Ieri Paulo ha rassicurato tutti: "L’infortunio non ci voleva ma punto a tornare in ritiro, in estate. Il mio futuro? Voglio restare qui. Il nuovo allenatore? Sono sicuro che verrà scelto il meglio per noi". Ed è proprio il nuovo tecnico che sarà decisivo per il domani del centravanti ucraino. Aldilà delle diverse opinioni, ci sono diverse ragioni oggettive per le quali bisognerebbe confermarlo. Innanzitutto i numeri: 16 reti in 39 gare. Non male, considerando che Artem è al primo anno in Italia, ha cambiato tre allenatori e vive una situazione personale drammatica (legata alla guerra in Ucraina) che non può non riflettersi nella quotidianità. Nove reti - sottolinea Stefano Carina su 'Il Messaggero' - sono state dell'1-0 garantendo complessivamente la bellezza di 13 punti in campionato e ben 16 considerando l'Europa League. Sotto porta è preciso e freddo: ha una percentuale realizzativa del 18,6%, la migliore della rosa. C'è poi la questione costi: per privarsene, considerando l'ammortamento del cartellino, la Roma dovrebbe venderlo almeno a 25 milioni. E con questi soldi non c'è la certezza di andare a prendere un 9 più forte e che segni di più.


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Incognita Dovbyk, certezza Dybala
Dovbyk però fuori dall'area, sembra smarrirsi. E questo nonostante abbia un fisico da corazziere. Ranieri lo ha sollecitato a più riprese: "Da lui voglio anche la prestazione". E invece Artem soffre nel giocare spalle alla porta, fa fatica a far salire la squadra e questo poi si ripercuote nel controllo del pallone, nel faticare addirittura a stopparlo quando è sottoposto a marcature asfissianti. Senza contare che fa tutto con il piede sinistro e i difensori ormai lo hanno capito. Serve un allenatore che giochi con ali vere, modulo che lo ha esaltato a Girona. O segna oppure spesso e volentieri è un fantasma. Venderlo vorrebbe dire incamerare 25/30 milioni da investire su un altro attaccante più incline al gioco del nuovo allenatore. E se un ds è bravo l’affare lo trova. Ma il nuovo centravanti dovrà sapersi integrare anche con Dybala, che resterà.
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