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rassegna stampa

Il sergente Paulo non fa più sconti

LaPresse

Fonseca ha deciso di usare il pugno duro con la squadra: chi sbaglia viene ripreso come è accaduto a Zaniolo (ma il caso è chiuso). Andato via Petrachi, ora comanda lui

Redazione

"Zaniolo deve fare di più per aiutare la squadra. Questo contro il Verona non è successo, la sua prestazione non mi è piaciuta". Il rimprovero in pubblico di Fonseca al gioiello della Roma rimbomba ancora nella pancia dell'Olimpico.

Ha sorpreso per l'impatto, non solo mediatico, all'interno dello spogliatoio giallorosso e anche fuori, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.

E addirittura più della mancata esultanza di Dzeko dopo il gol decisivo per il 3° successo di fila, anche perché il centravanti, offerto sotto traccia dal management di Pallotta a qualsiasi club che sia disponibile a pagare l'ingaggio del capitano (7,5 milioni a stagione), è deluso per quello che reputa come autentico voltafaccia.

Non c'è da stupirsi, però, per il comportamento di Fonseca, cambiato caratterialmente nella gestione da quando è andato via Petrachi. E' come se, senza più il ds accanto, avesse preso più forza nell'area tecnica, proprio nel rapporto diretto con alcuni giocatori. Ha riempito il vuoto di potere.

Le sue scelte sono sempre state abbastanza drastiche, basta pensare all'esclusione già ad inizio stagione di Jesus, ormai ai margini e spesso lasciato in tribuna o a casa. Più esplicite, però, le sue ultime decisioni, sempre per inviare un segnale alla squadra. Basta sorrisi e coccole davanti alle telecamere, se deve dire qualcosa, lo mette in piazza, quasi per affermare la sua leadership.

"Non è in condizione" ha detto di Under. "Non ha lavorato bene alla vigilia della partita" per motivare l'esclusione di Kluivert dopo la partita del San Paolo contro il Napoli. Anche Peres, capace poi di riconquistare il posto da titolare, ha vissuto la sua giornata in castigo. Lo stesso Cetin è preso poco in considerazione, superato dopo il lockdown da Ibanez nelle rotazioni. Punizioni e non solo. Perché conta anche il rendimento. E la forma. Senza guardare in faccia nessuno ha rinunciato a senatori come Fazio e Kolarov.

"Mancini ha sempre un grande atteggiamento. Ha ragione". Anche la società giallorossa è rimasta spiazzata dalla presa di posizione dell'allenatore nei confronti di Zaniolo. Il management di Pallotta si è subito preoccupato (telefonata al giocatore) di quella che può diventare la lettura sbagliata del messaggio del portoghese: mettono il ventunenne in cattiva luce per prepararne la cessione. Così il portoghese ha tranquillizzato Nicolò: colloquio riservato e quindi non alla presenza della squadra e dei dirigenti. La Roma e il tecnico non hanno alcuna intenzione di cederlo.

Capitolo Dzeko: se l'Inter si presenta di nuovo, o volendo la Juve, l'addio è quasi certo, dopo il suo no al Chelsea del gennaio 2018 e quello giallorosso all'Inter dell'agosto 2019.