Un'intervista non banale. Che si può interpretare, scrive Stefano Carina su Il Messaggero, in due modi: 1) La trattativa con Friedkin è ormai naufragata 2) Le parole utilizzate da Pallotta al sito ufficiale della società giallorossa sono volte a provocare una replica (o un rilancio) del magnate texano. Che al momento tace.
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Il futuro tra l’attesa di un rilancio e la speranza di un nuovo socio
La mossa del presidente potrebbe essere un modo per stuzzicare il tycoon al rialzo. L'alternativa è continuare a cercare potenziali investitori
Tuttavia, al netto del galateo utilizzato nel mondo della finanza, è abbastanza singolare che Pallotta prima affermi di non aver risposto in passato a indiscrezioni (alcune delle quali, ha voluto sottolineare, "trapelate da dentro la società") perché "il club è quotato in borsa". Per poi, in un secondo momento, rilasciare - come accaduto ieri - stoccate così pesanti su quello che al momento è/era considerato l'acquirente più credibile.
Il doppio passaggio ("Se avesse i soldi..." e "Se voglio comprare una casa non mi aspetto che il venditore riduca il prezzo richiesto inizialmente per coprire i costi di tutte le ristrutturazioni con il seller-financing") lascia interdetti.
Di certo Jim, confermando apertamente di voler cedere la Roma, per la prima volta ammette candidamente che oltre a "fare ciò che è meglio per il club", ha "il dovere di fare ciò che è meglio per il gruppo di investitori e gli azionisti" che rappresenta.
Pallotta - dopo aver garantito la liquidità nel medio/breve periodo al club con l'operazione di factoring sul botteghino - vuole vedere cosa accadrà nella corsa al quarto posto (che porta in dote 50-60 milioni) per poi agire di conseguenza. Se nel frattempo non sarà entrato infatti un socio pronto ad affiancarlo, quei 42 milioni che rimangono per completare l'aumento di capitale, potrebbero realmente fare la differenza e indurre Jim a sedersi nuovamente ad un tavolo delle trattative (con Friedkin). Non resta che attendere. La partita è più che mai aperta.
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