Tutto è finito ad Anfield, o forse no. Perché tutto doveva essere finito a Barcellona, mentre poi, sappiamo tutti... Quella sera può essere un’altra sera, come allora, come si insegue un magia, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.Edin Dzeko c’è, un po’ stanco ma c’è. Serve impeto, oltre ai suoi gol, sette fino a ora in Champions League, mica pochi.
rassegna stampa
Dzeko, il signore di Champions insegue un’altra notte d’amore
Suo il timbro nelle ultime partite che hanno fatto la storia della Roma: uno allo Shakhtar, uno al Barcellona al Camp Nou e uno all’Olimpico, più uno al Liverpool ad Anfield
Quello ad Anfield ricorda tanto quello segnato a Barcellona. Una rete apparentemente insignificante, quella della bandiera in entrambi i casi. Ma qui, la bandiera, non la vuole alzare nessuno. Stanco, un po’ provato, ma via sù, bomber faccia l’ultimo sforzo. E poi quel che sarà sarà. Magari segna una rete che apre i cuori e le speranze come con il Barça, magari ti aiuta a segnare il raddoppio, come con il Barça (rigore procurato, rete di De Rossi). Poi, tutti all’assalto della banda Klopp.
Di Francesco lo ha sempre fatto giocare. Il turnover lo ha riguardato nei casi estremi, vedi Ferrara. Col Chievo in campo da subito, lui due gol, per gradire. Due sinistri magici per un 4-1 che tanto sarebbe benedetto con il Liverpool. Ma no, Edin, basta un tre a zero.
Questo Edin ci piace di più di quello passato, anche se segna meno: fino a ora 23 gol e non arriveràmai a 39, questo pare evidente. Ci piace perché Edin ora è più della Roma, perché s’è impuntato per restare quando il vento lo stava portando a Londra. Kiev è un sogno che per ora si è allontanato,ma la partita contro il Barcellona ha detto che certi desideri si possono riacchiappare per i capelli, che nulla è finito se prima non finisce davvero. Il momento è adesso, non c’è nulla da rimandare, basta un gol, uno, per ricominciare; uno, per dimenticare Anfield. Uno, ne basta uno subito. Poi si rifanno i conti.
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