Un mese fa, alla vigilia del match d'andata con il Salisburgo, in uno slancio di sincerità Dybala assicurò sia di "voler vincere con la Roma e di vederla in Champions il prossimo anno" sia di non aver certezza sul futuro. Che non vuol dire pensare di andare via. Ma che non significa nemmeno avere la certezza di restare, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Premessa d'obbligo: la Joya a Roma sta bene, s'è ambientato magnificamente ma è consapevole che alla soglia dei 30 anni (che compierà a novembre) ogni calciatore è a un bivio. Ed è per questo che nel contratto esiste una clausola rescissoria che gli garantisce una exit-strategy. La Roma, pur di strapparlo alla concorrenza, un anno fa ha accettato d'inserirla nell'accordo. Cautelandosi ad esempio nel caso bussasse un club italiano: in quel caso basterebbe pareggiare l'offerta per annullarla. Diverso il discorso per l'estero: premessa l'entità minore della clausola (12 milioni), l'ultima parola spetterebbe all'argentino. E così bastato vedere l'agente Antun domenica all'Olimpico per iniziare a pensare ad un incontro volto a toglierla. Il procuratore in realtà era in compagnia di una delle due figlie, pronto a spostarsi a Torino per altre questioni lavorative. Ha incrociato il gm Pinto ma ad oggi incontri in agenda non sono stati fissati. E sino a giugno, è difficile che si muova qualcosa. Dybala e company infatti non hanno l'esigenza di ridiscutere oggi un contratto che li garantisce in tutto e per tutto. Tra l'altro la clausola ha valore di un solo anno. Tradotto: se non sarà esercitata in estate, Paulo nella prossima stagione vedrà i bonus attuali diventare parte dello stipendio che salirà così a 6 milioni netti.
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Dybala-Mourinho: programmi di coppia
La Joya a Roma sta bene, s'è ambientato magnificamente ma è consapevole che alla soglia dei 30 anni (che compierà a novembre) ogni calciatore è a un bivio
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